L’Uomo Vitruviano, conservato nel Gabinetto dei disegni e delle stampe delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, probabilmente non viaggerà alla volta di Parigi per la mostra in programma dal 24 ottobre al Louvre, nata nell’ambito delle celebrazioni dei cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Il Tar del Veneto ha sospeso il prestito, dando seguito al ricorso di Italia Nostra («esprimiamo soddisfazione poiché, per il momento, si sono evitati danni all’opera, in un’ottica conservativa del patrimonio culturale nazionale, e attendiamo fiduciosi il corso della giustizia»). Ha poi deciso di anticipare la discussione, in camera di consiglio, al 16 ottobre. Quel giorno il verdetto sarà definitivo. Dal Louvre, in serata, è arrivato un secco «no comment», anche se la macchina pubblicitaria dell’esposizione (compreso l’eccezionale prestito dell’Uomo Vitruviano) è ormai già partita.

OLTRETUTTO, il Tribunale amministrativo ha emanato un altro provvedimento: la sospensione del memorandum d’intesa siglato tra il Mibact e il Louvre per lo scambio di opere di Leonardo e Raffaello, poiché «viola il principio dell’ordinamento giuridico per cui gli uffici pubblici si distinguono in organi di indirizzo e controllo da un lato, e di attuazione e gestione dall’altro». In quel patto, la Francia si era aggiudicata più di venti  opere – oltre all’Uomo Vitruviano anche la Scapiliata di Leonardo, poi sculture di Verrocchio e Donatello – concedendone in cambio cinque di Raffaello, destinate alla mostra del 2020 presso le Scuderie del Quirinale quando, dopo l’ubriacatura leonardesca, si passerà ai festeggiamenti del cinquecentenario dell’Urbinate.

Al ministero di Franceschini non è piaciuta la decisione del Tar, ritenendo incomprensibile la presunta violazione del «principio dell’ordinamento giuridico». Secondo il Mibact, «l’accordo firmato a Parigi è stato esclusivamente il riconoscimento da parte dei ministri di decisioni e atti tutti presi, per parte italiana, dai competenti uffici tecnici».

MA ITALIA NOSTRA si era appellata direttamente al Codice dei Beni culturali: qui, nell’art. 66 comma 2, si prevede che non possano uscire dal territorio della Repubblica i beni che costituiscono il fondo principale di una «organica sezione di un museo, pinacoteca, galleria, archivio o biblioteca o di una collezione artistica o bibliografica».

Per Lidia Fersuoch, presidente dell’associazione a Venezia, «non si tratta di una vittoria ma di un importante passaggio che almeno per il momento non farà uscire l’opera dalla stanza protetta in cui è conservata. Inoltre – ha proseguito – è interessante notare che il Tar ha preso in considerazione l’intero corpus del prestito, quindi tutte le opere, e che è stata anche avvalorata la nostra tesi che al ministero spetti un’attività di indirizzo ma agli esperti quella dell’effettiva valutazione sulla opportunità o meno di prestare un’opera».

L’Uomo Vitruviano è un disegno a penna e inchiostro su carta, fra i più celebri al mondo, in cui un perfetto e armonioso corpo umano – che detta così le proporzioni ideali – si inserisce in alcune rappresentazioni geometriche: un quadrato che rappresenta la Terra e un cerchio a simboleggiare l’Universo.