Due anni dopo la sentenza di Cassazione che aveva condannato, salvo per i reati caduti in prescrizione, i poliziotti responsabili della «macelleria messicana» alla scuola Diaz di Genova, nel luglio del 2001, in occasione del G8, la commissione disciplinare della corte d’Appello del capoluogo ligure, ha stabilito una sospensione per una trentina dei poliziotti condannati o responsabili di reati durante il G8 genovese.

Sospensioni da tre a sei mesi, a seconda del «grado di responsabilità», una bazzeccola, per i funzionari che, aventi il ruolo di polizia giudiziaria, hanno anche organizzato e attuato l’attacco alle persone all’interno della scuola Diaz di Genova.

Proprio la specificità del ruolo di «polizia giudiziaria» ha permesso di evitare la sospensione all’ex capo dello Sco Francesco Gratteri e all’ex vicecapo dell’Ucigos Giovanni Luperi (entrambi condannati a 4 anni di reclusione). Esclusi anche tutti quelli che nel frattempo sono andati in pensione, compreso l’ex capo del VII nucleo del reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini, i cui uomini, «i Canterini boys», fecero materialmente l’irruzione nella scuola Diaz, organizzata per scovare fantomatici black bloc nella sede divenuta media center durante il G8. La commissione di disciplina che ha stabilito le sospensioni, è composta da due magistrati e da un funzionario del Viminale.

Si tratta di una nuova, ennesima e forse conclusiva, tappa giudiziaria degli eventi del G8 di Genova, nel luglio del 2001. Al centro delle vicende giudiziarie post vertice, negli anni, ci sono stati tre procedimenti principali: il primo contro i manifestanti accusati di «devastazione e saccheggio»; un reato che non veniva utilizzato dall’epoca post seconda guerra mondiale e che dal G8 in avanti è diventato il grimaldello giudiziario contro ogni movimento sociale; il secondo procedimento era contro i funzionari di polizia responsabili dell’irruzione e dei pestaggi alla scuola Diaz.

Non solo violenze, perché tra i reati di cui furono accusati i poliziotti – compresa tutta la catena di comando faticosamente ricostruita dai pm, a causa della poca collaborazione delle forze dell’ordine – ci fu anche il falso e la calunnia, a causa del ritrovamento nella scuola Diaz, delle due bottiglie molotov (false, perché trovate nei giorni prima nei pressi di corso Italia) da cui nacquero tutta una serie di altri provvedimenti, nei quali venne tirato dentro anche l’ex capo della polizia Gianni de Gennaro (accusato di incitare alla falsa testimonianza durante i processi).

Infine il terzo procedimento principale, quello relativo alle violenze e alla torture subite dai ragazzi e dalle ragazze arrestate e portate nel complesso della caserma di Bolzaneto (tra i condannati ci sono anche medici). Dal 2001 molti altri procedimenti sono stati svolti, su fatti di strada, singole denunce, mentre è mancato il processo che avrebbe dovuto fare luce sull’evento più tragico di quelle giornate, vale a dire l’omicidio di Carlo Giuliani in piazza Alimonda, giunto al termine di una dinamica di scontri, cominciata con una carica dei carabinieri ad un corteo autorizzato.

Tutti i funzionari di polizia condannati per i fatti del G8 sono stati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni, ma questa decisione della corte d’appello di Genova costituisce la prima vera e propria sanzione «interna» nei loro confronti.