A un anno dalla dichiarazione dello «stato di pandemia» da parte dell’Oms (organizzazione mondiale della sanità), in occasione della riunione della 12esima conferenza ministeriale del Wto (organizzazione mondiale del commercio), ieri è stata una giornata di mobilitazione nel mondo per chiedere l’universalità dei brevetti sui vaccini, la sospensione della proprietà intellettuale per poter produrre dappertutto e nel numero di dosi necessarie.

Ma al Wto persiste il no di un gruppo di paesi – i più industrializzati, Usa, Ue, Gran Bretagna, Svizzera, Giappone, Australia, Canada, Norvegia, ma anche Brasile – che bloccano questo processo, chiesto ufficialmente il 2 ottobre 2020 da India e Sudafrica, a cui hanno aderito ormai un centinaio di altri stati. C’è una grande ipocrisia sul fronte dei brevetti: un anno fa, la Ue aveva definito i vaccini «bene pubblico mondiale», ma poi la Commissione si è guardata bene dall’agire di conseguenza. Anzi, i contratti con le case farmaceutiche firmati da Bruxelles restano opachi.

IL PARLAMENTO EUROPEO ieri ha discusso un emendamento al rapporto sul Semestre europeo dove si chiede di superare gli ostacoli posti dai brevetti e dai diritti di proprietà intellettuale. Il voto a favore è stato molto prudente (291 per, ma 195 contro e 204 astenuti). La richiesta di sospensione dei brevetti è stata avanzata dal presidente dell’Oms, Adhanom Ghebreyesus, che si è chiesto: «Se non ora, quando?». La nuova presidente della Wto, Ngozi Okonjo-Iweala sostiene che l’Organizzazione mondiale del commercio deve favorire l’accesso dei paesi poveri ai vaccini.

«I VACCINI CI SONO, sappiamo produrli, ma non sono ancora accessibili a tutti», scrivono ong, medici e sindacati in Francia, nell’Appello di Parigi diffuso ieri, dove chiedono di «liberare» la produzione contro la difesa accanita dei brevetti da parte delle grandi multinazionali della farmaceutica. Contro l’«iniquità» dell’accesso ai vaccini, l’Appello di Parigi insiste sulla sospensione temporanea degli accordi sul diritto di proprietà intellettuale al Wto e chiede la requisizione dei mezzi di produzione nei singoli paesi. «Anche dopo un anno di pandemia e 2,5 milioni di morti, vediamo ancora alcuni governi negare che togliere i monopoli sui medicinali per il Covid-19 aiuterebbe ad aumentare l’accesso delle popolazione alle cure necessarie, ai vaccini e ai test», afferma Christos Christou, presidente di Msf Internatonal.

Oxfam denuncia i «vaccini a due velocità», con i paesi ricchi che, malgrado la penuria della Ue, vaccinano una persona al secondo mentre una settantina di paesi nel mondo non hanno ancora cominciato la campagna. L’obiettivo dell’Oms di iniziare a vaccinare in tutti i paesi entro i primi 100 giorni del 2021 non sarà raggiunto. La richiesta di rendere il vaccino una «risorsa pubblica mondiale» si basa sul fatto che il virus è stato identificato dalla ricerca pubblica e che i laboratori farmaceutici hanno goduto di forti finanziamenti pubblici.

IL WTO POTREBBE sospendere temporaneamente i diritti sulla proprietà intellettuale, ma la procedura può durare anni e, comunque, prevede il versamento di indennizzi alle multinazionali che si sentono lese. Gli stati hanno l’arma della licenza d’ufficio, una forma temporanea di sospensione dei brevetti. Per i paesi in via di sviluppo esiste al Wto un sistema di deroghe sul rispetto dei brevetti, in vigore fino al 2033.

Nel 2003 era stato concluso un accordo temporaneo, poi confermato nel 2005, che introduceva l’esenzione del diritto di proprietà intellettuale per i paesi in via di sviluppo allora colpiti da gravi malattie infettive: malaria, tubercolosi e Aids. L’accordo stipulava che questi avrebbero potuto importare medicinali generici se non potevano produrli in proprio. Negli anni ’90, quando il contagio in Africa aveva raggiunto punte altissime, era stato il terrore della diffusione dell’Aids nei paesi ricchi a smuovere le acque, per una questione di sicurezza. Allora, era stato il social forum di Seattle a muoversi e a fare pressioni per arrivare alla sospensione dei brevetti. Ma i tempi sono stati lunghi. Oggi, il movimento No profit on pandemic ha l’obiettivo di raccogliere un milione di firme per smuovere i dirigenti politici.

LA UE METTE AVANTI il meccanismo Covax a favore dei paesi poveri, a cui aderiscono ora anche gli Usa di Biden: dovrebbero essere consegnate nel tempo 500 milioni di dosi del vaccino Janssen, che ieri ha ottenuto l’autorizzazione dell’Ema. Finora, grazie a Covax sono arrivate dosi dei primi vaccini approvati a Ghana, Costa d’Avorio, Angola, Repubblica democratica del Congo, Gambia, Kenya, Lesotho, Nigeria, Ruanda, Senegal e Sudan. La promessa è di consegnare entro fine maggio 237 milioni di dosi in 142 paesi, anche con l’obiettivo di contrastare la diplomazia vaccinale messa in atto dalla Cina e dalla Russia.