In Italia non c’è alcun provvedimento di chiusura dei porti, ma c’è un governo che fa il gioco delle tre carte. Ieri, in risposta a un’interrogazione di Leu sulla vicenda dell’Aquarius, il ministro delle Infrastrutture Toninelli, ha chiarito: «Non sono stati adottati provvedimenti di chiusura dei porti, nel caso in questione è stato ritenuto di richiedere formalmente al ministero dell’Interno l’indicazione del porto per lo sbarco. Indicazione che non è mai stata fornita».

IL MEDITERRANEO CENTRALE è ancora senza Ong. La catalana Proactiva open arms sta facendo rotta verso Maiorca perché non si sono fidati dell’offerta italiana di sbarcare a Catania, dove da un anno è bloccata la nave dei tedeschi Jugend Rettet con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

LE NAVI DELLE ONG Sea Watch, Sea Fuchs e Operation Lifeline sono sottoposte a fermo amministrativo a Malta. La francese Sos Méditerranée tornerà in mare con l’Aquarius a fine luglio: sarà la prima ad aver modificato assetti e procedure per superare le politiche anti Ong sponsorizzate dal ministro dell’Interno Salvini.

Alessandro Porro era a bordo dell’Aquarius a giugno quando sono stati costretti a dirigersi a Valencia con 630 migranti. Ieri era a Napoli per il forum «Terra! Porti aperti», organizzato dal comune, che ha coinvolto amministratori, Ong, movimenti e sindacati. «Siamo rimasti 48 ore in mare senza avere una meta – racconta Porro -, un ragazzo ha cercato di suicidarsi gettandosi dal ponte superiore, non voleva tornare in Libia. Le condizioni dei salvataggi sono diventate molto difficili: il 9 giugno avevano intercettato di notte un gommone affondato, in 50 erano finiti in mare, l’unico modo per individuarli era seguire le grida».

LA NAVE È A MARSIGLIA per effettuare delle modifiche: «Per operare nelle nuove condizioni – prosegue – saremo costretti a stare più tempo in mare quindi dovremo avere più carburante e più cibo ma potremo raccogliere meno persone. Prima i Centri di coordinamento ci coinvolgevano nelle operazioni, adesso non riceviamo più chiamate. Malta ha bloccato lo spazio aereo ai due aeroplani delle Ong per gli avvistamenti così stiamo acquistando un drone. Avvieremo un coordinamento più stretto tra Ong per distribuirci meglio nel Mediterraneo».

La gestione dei soccorsi affidata alla Libia e i processi alle Ong impongono un cambio di strategia: «Avremo un diario di bordo accessibile a tutti e, in particolare, alla stampa. Qualsiasi comunicazione, tutti i tracciati saranno pubblici. Stiamo anche stilando nuovi protocolli di comportamento nel caso in cui la Marina libica ci impedisca di intervenire».

A NAPOLI c’era anche il coordinatore del programma «Barcellona, città rifugio», Ignasi Calbò Troyano: «Salvini definisce una fake news la testimonianza di Open arms secondo cui la Libia ha abbandonato in mare due donne e un bambino? Gli attivisti sono più credibili dei miliziani libici pagati dall’Ue, che ha terziarizzato la gestione delle proprie frontiere. I comuni europei devono essere protagonisti dell’accoglienza, la battaglia è a Bruxelles: i fondi devono arrivare direttamente alle città».

Per il sindaco di Napoli De Magistris, Salvini non è l’unico colpevole: «La chiusura dei porti è una responsabilità del governo. Per il capriccio di un dittatorello si lasciano morire le persone in mare. Si costruisce consenso con la soppressione delle libertà».