«Dopo un risultato come quello che è emerso il 4 marzo, davanti a un partito come il Pd che dimezza i voti rispetto alle precedenti elezioni, fa parte delle regole basilari della politica che chi ha diretto quel partito si dimetta. E magari, quando le dimissioni vengono presentate, non si cerca di imporre al partito una linea politica per il futuro. Ci si dimette e basta». Così l’eurodeputato Pd ed ex presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, conferma al manifesto le dichiarazioni già rese a caldo dopo la sconfitta e dopo le semi-dimissioni di Matteo Renzi. Ma Soru muove una seconda critica al segretario: «Non ho trovato molto giusto tirare in ballo il presidente della Repubblica perché non si è votato l’anno precedente. Tra l’altro, non credo che sarebbe cambiato molto». In aggiunta, Soru chiede che anche il segretario regionale del Pd, Giuseppe Cucca, si dimetta.

In un’intervista alla Nuova Sardegna l’ex presidente della Regione dice: «Per ripartire c’è bisogno di rinnovamento. E il Pd, che nell’isola oggi ha solo tre parlamentari, deve ricominciare con un progetto diverso rispetto a quello di chi ha guidato il partito in campagna elettorale». «Non siamo stati vicini ai cittadini – aggiunge ora Soru – Renzi e i suoi ministri sono stati visti come un esecutivo tecnico, che ha governato con troppe fiducie e poco ascolto. Ed è proprio dall’ascolto che bisogna ripartire. Il mondo è scosso da una congiuntura economica negativa e da fenomeni nuovi e complessi come quello delle grandi migrazioni. La crisi, nata nel 2008 quando al governo c’era la destra, che ha fatto l’errore storico di non vederla, ha causato disagio, povertà, scollamento del tessuto sociale, ansia e paura. Tutte cose che hanno bisogno di risposte. Risposte che noi non stiamo dando».

In Sardegna le proporzioni della disfatta del Pd sono impressionanti. Il partito di Renzi si è ridotto al 14, 8% alla Camera e al 15, 3 al Senato. Ma anche Forza Italia è crollata a poco più del 14%. I due pilastri, sino a ieri, della politica regionale sono diventati forze residuali di fronte al 42,5% del M5S (42,1 al Senato) e all’incredibile dato della Lega, che alla Camera sfonda il muro del 10% (10,8) e al Senato arriva all’11,7. Ci sono antiche roccaforti della sinistra, come Orgosolo, dove il partito di Luigi Di Maio supera il 60%, e città come Sassari dove un Pd che quattro anni fa ha eletto un sindaco con il 60% dei voti non solo viene surclassato da M5S (al 44,3), ma diventa terza forza rispetto a Fi (al 27,5). Abbastanza per fare scattare l’allarme nel palazzo della Regione. Al governo dell’isola c’è una giunta di centrosinistra. Nel febbraio del prossimo anno si voterà per il rinnovo del consiglio regionale. Con i numeri del 4 marzo al presidente Pd Francesco Pigliaru succederà un M5S.