La sorpresa nel decreto 65 «Misure urgenti relative all’emergenza epidemiologica da Covi-19» pubblicato martedì notte in Gazzetta ufficiale in vigore da oggi, si trova all’articolo 14 sui 17 totali. Si tratta della «certificazioni verdi Covid-19» da tutti inglesizzato come green pass in attesa che diventi valido in tutta l’Unione europea. Ebbene il secondo comma prevede che la certificazione «è rilasciata anche contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino e ha validità dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione fino alla data prevista per il completamento del ciclo vaccinale». Il comma precedente chiarisce che la durata della certificazione è «di nove mesi dalla data del completamento del ciclo vaccinale».
Dunque, diversamente dagli stessi annunci del governo, la scelta presa è quella di estendere fortemente la validadità e la durata del mal tradotto green pass: rispetto alle previsioni che parlavano di sei mesi di durata dopo il completamento del ciclo vaccinale ci sono tre mesi 50% – in più. Ancor di più, ben pochi si aspettavano il «via libera» dopo la prima vaccinazione – a parte naturalmente per ha fatto o farà il vaccino Johnson che ha una sola somministrazione – sebbene posticipata di 15 giorni dalla somministrazione.
Le «certificazioni verdi» da oggi servono per spostarsi verso regioni in zona arancione – ora la sola Val d’Aosta – o rosse – oggi nessuna – ma in futuro serviranno soprattutto per viaggiare all’estero senza quarantena.
Per il resto il decreto accorcia da subito il coprifuoco di un’ora: da oggi si deve rientrare a casa alle 23 e non più alle 22, facilitando il lavoro dei ristoratori. Il coprifuoco verrà cancellato definitivamente dal 21 giugno.
Le Regioni festeggiano il cambio dei parametri che definiscono i colori che da oggi tengono conto dell’andamento della curva e dello stato di attuazione del piano vaccinale. In sostanza, si terrà conto soprattutto dell’incidenza dei contagi rispetto alla popolazione e del tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva. In sostanza per rimanere in zona gialla basterà avere occupazione delle aree mediche inferiore al 30% occupazione delle terapie intensive inferiore al 20% anche con un’incidenza settimanale sopra i 150 su 100 mila abitanti.
Tra le regioni è partita anche la corsa per passare in zona bianca, dove si entra con un rischio basso e un’incidenza di 50 casi ogni 100 mila abitanti mantenuta per 3 settimane consecutive. Stando alle norme in vigore, però, prima del 7 giugno nessuna potrà andarci: il primo monitoraggio nel quale tre regioni – Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna – hanno dati da bianca è quello del 14 maggio. A partire da quella data, le tre settimane scadono venerdì 4 giugno e dunque, le successive ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza dovrebbero scattare dal 7 giugno. Altre tre, Abruzzo, Veneto e Liguria, dovrebbero avere l’incidenza da zona bianca a partire dal monitoraggio che arriverà venerdì e per loro il passaggio, se manterranno il dato, dovrebbe avvenire il 14 giugno.
Il decreto conferma tutte le altre norme già annunciate: una serie di interventi che hanno anticipato la ripartenza di alcuni settori rispetto a quanto deciso ad aprile: le palestre riapriranno lunedì 24 maggio e non il 1 giugno, i centri commerciali nel week end già da sabato 22, i parchi tematici il 15 giugno e non il 1 luglio, i ristoranti al chiuso potranno lavorare anche la sera e non solo a pranzo dal 1 giugno.
L’ipotesi di una nuova verifica tra la fine di maggio e l’inizio di giugno è stata messa sul tavolo nel corso della cabina di regia con il presidente del consiglio Mario Draghi, ma non si sarebbe parlato né dei possibili interventi né – tanto meno – di date precise.