Joaquin Sorolla amava rifugiarsi nella luce più esasperata del sud della Spagna e espressamente affermava: «Odio l’oscurità. Claude Monet una volta disse che la pittura in generale non ha mai abbastanza luce. Sono d’accordo con lui. Noi pittori, tuttavia, non possiamo mai riprodurre la luce del sole così com’è. Possiamo solo avvicinarci alla verità». Quella verità rimase sempre al centro della ricerca di Sorolla, per tutta la sua vita, interamente dedicata alla pittura.
Spiagge con bambini che giocano o con donne dai vestiti bianchi mossi dal vento mentre passeggiano al tramonto, giardini inondati di colori, ritratti dei personaggi più in vista dell’alta società internazionale o scene popolari, sono comunque e sempre caratterizzati dalla ricerca della luce che esalta le forme e i movimenti dei protagonisti, cercando di rendere così la verità di un istante che altrimenti sarebbe impossibile afferrare.
L’incontro con Antonio Garcia Peris
Nelle eleganti sale della Sainsbury Wing alla National Gallery di Londra, fino al 7 luglio, la mostra Sorolla: Spanish Master of Light, curata da Chris Riopelle, presenta 58 opere del pittore spagnolo nato a Valencia nel 1863 e morto a Cercedilla, vicino Madrid, nel 1923. L’attenzione e la passione per la luce accompagnarono Sorolla costantemente, quasi come un’ossessione, che cominciò quando il pittore era ancora studente alla Scuola di Belle Arti di San Carlo a Valencia. In quegli anni incontrò infatti il fotografo Antonio Garcia Peris, padre di un suo compagno di studi, che, intuendone immediatamente il talento, lo sostenne e lo incoraggiò, offrendogli la propria soffitta come atelier per dipingere, aiutandolo ad acquistare i materiali e, soprattutto, assumendolo come tecnico delle luci nel suo studio. Da questa esperienza deriverà sia l’estrema attenzione per la composizione fotografica che Sorolla mostra sempre nei suoi dipinti, sia la continua ricerca sull’uso della luce e dei suoi riflessi che ne caratterizza l’intera carriera. Sorolla sposò poi la terza figlia di Antonio Garcia Peris, Clotilde, che avrà un ruolo centrale nell’esistenza del pittore restando sempre al suo fianco e posando per lui in alcuni dei suoi più noti dipinti.
Nella terza sala della mostra londinese è esposto quel Clotilde in Black Dress del 1906, proveniente dal Metropolitan di New York, in cui la donna appare ritratta come una bellezza tipicamente spagnola con la testa leggermente reclinata sulla spalla e una mano sul fianco, all’interno della casa di famiglia a Madrid i cui colori di fondo risaltano fortemente sulla parete viola scuro della sala. Nell’ultima stanza, in due scene dal sapore più intimo e familiare, Clotilde viene invece dapprima ritratta sulla spiaggia di Javea, mano nella mano con la piccola figlia Elena, in equilibrio sugli scogli, con la luce del sole che tramonta sulle rocce dorate che fanno da sfondo alla baia (Clotilde and Elena on the Rocks at Javea, 1905, Esther Koplowitz Collection) e poi, insieme alle figlie, su una panchina in giardino immerse nei riflessi di luce e ombra, durante la pausa di una conversazione (My Wife and Daughters in the Garden, 1910, Masaveu Collection).
In un saggio del 1907 lo scrittore Vicente Blasco Ibanez definì Sorolla «nipote di Velázquez e figlio di Goya», e proprio nella terza sala della mostra sono esposti due ritratti in cui il pittore spagnolo sembra confrontarsi apertamente con la grande tradizione del proprio paese, citando le Meninas di Velázquez. Nel ritratto del pittore americano Ralph Elmer Clarkson del 1911 (Oregon Public Library), dipinto con un tratto veloce e intenso, compare infatti sullo sfondo un dettaglio di uno studio dell’infanta Margarita dall’opera del Prado e nel ritratto della famosa soprano spagnola Lucrecia Arana con il figlio del 1906 (collezione privata), Sorolla, mentre esegue il dipinto, si autoritrae in uno specchio posto sopra il divano dove sono seduti i due protagonisti, parzialmente riprodotti anche di spalle, in un seducente gioco di piani e di sguardi fra il pittore e i suoi personaggi che richiama la tradizione della grande ritrattistica classica spagnola.
Nel 1885, grazie a una borsa di studio ottenuta vincendo un concorso di pittura indetto dall’amministrazione provinciale di Valencia, Sorolla si trasferisce a Roma e da qui a Parigi su invito di un amico banchiere e pittore dilettante, Pedro Gil Moreno de Mora. È questo il primo passo di quel percorso internazionale che lo porterà a vincere nel 1893 una medaglia d’oro al Salon di Parigi, nell’anno successivo all’Esposizione nazionale di Madrid e nel 1897 a quella di Monaco, fino al 1900 quando si aggiudicò il gran premio dell’Esposizione Universale di Parigi con il dipinto, esposto qui a Londra, Sad Inheritance, del 1899 (collezione Fondazione Bancaja).
Nel corso dei suoi soggiorni a Parigi frequentò alcuni fra i più importanti pittori internazionali di quegli anni, John Singer Sargent, Giovanni Boldini, Peder Severin Kroyer, William Merritt Chase e Anders Zorn, grazie ai quali la sua pittura acquisì una maggiore sensibilità e maturità cosmopolita; in particolare, l’incontro e il rapporto di grande stima che ebbe con Sargent offrì a Sorolla la possibilità di confrontarsi con la ritrattistica di società, di cui il pittore americano era maestro indiscusso. Quando Sargent, alla fine della carriera, decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura di acquarelli, abbandonando improvvisamente la ritrattistica, buona parte della sua clientela si rivolse proprio a Sorolla, che conobbe così un’ulteriore notorietà.
Trionfo alla galleria di Georges Petit
La fama del pittore spagnolo era ormai consolidata quando a Parigi, nell’estate del 1906, la galleria di Georges Petit, nelle sue due sedi al numero 12 di rue Godot de Mauroy e al numero 8 di rue de Sèze, gli dedicò una grande mostra con ben 497 opere che riscosse un importante successo di critica e di vendite. Pochi anni dopo, da maggio a luglio del 1908, alla Grafton Gallery di Londra si tenne un’altra prestigiosa mostra in cui veniva addirittura presentato come «il più importante pittore vivente del mondo». In realtà la mostra londinese non riscosse un grandissimo successo, ma fece incontrare Sorolla con Archer Milton Huntington, il fondatore dell’Hispanic Society of America di New York che, entusiasta del pittore spagnolo, lo invitò a esporre l’anno seguente negli Stati Uniti.
Il successo straordinario della mostra del 1909 a New York si replicò poi alla Fine Arts Academy di Buffalo, alla Copley Society of Art di Boston, all’Art Institute di Chicago e, infine, al City Art Museum di Saint Louis e offrì la possibilità a Sorolla di vedersi commissionare numerosi ritratti da buona parte della migliore società americana oltre, in particolare, a quelli del presidente degli Stati Uniti William Howard Taft e di sua moglie Helen Herron (Taft Museum of Art, Cincinnati), che il pittore spagnolo eseguì alla Casa Bianca su loro espressa richiesta.
Si confermava così la dimensione di artista dalla vocazione cosmopolita che Sorolla era riuscito a costruirsi nel tempo e per cui era noto, ma che oggi è meno conosciuta e per la quale non viene adeguatamente ricordato.