Cariche contro i lavoratori e le loro famiglie (bambini compresi). Lacrimogeni. Picchetto interrotto con la violenza per far uscire tre camion carichi di merci. Tre facchini in ospedale, uno con il ginocchio in gravi condizioni. È finita così la protesta unitaria dell’Unione Sindacale di Base (Usb) e del S.I. Cobas organizzata ieri davanti al magazzino della logistica di Finiper, a Soresina in provincia di Cremona. I lavoratori erano al ventesimo giorno di sciopero. Con un’unica richiesta: mantenere il posto di lavoro.

 

 

Il colosso della grande distribuzione (in Italia gestisce il 20,5% del totale del mercato) vuole licenziare 170 facchini provenienti dai 5 continenti con la scusa dello spostamento di 40 km del magazzino. «Secondo la legge trasferimento di sede o cambio d’appalto non pregiudicano la conservazione del posto di lavoro. Anzi, l’azienda deve mantenere la continuità occupazionale – dice Riadh Zaghdane, dirigente dell’Usb – La verità è che vogliono fare fuori questi facchini perché sono sindacalizzati e hanno conquistato i diritti contrattuali che gli spettano».

 

Proprio a Soresina, infatti, le vertenze degli ultimi anni hanno permesso di migliorare sensibilmente la situazione di questi lavoratori: livelli di inquadramento più alti, scatti di anzianità, buoni pasto. Conquiste su che la multinazionale potrà eliminare con i nuovi assunti, comprimendo il costo del lavoro. «Nel 2018 Finiper ha fatturato 2 miliardi di euro. Quello che risparmieranno sulla pelle di questi lavoratori saranno briciole in confronto. Sono avidi», continua Riadh.

 

«Stanno lasciando 170 famiglie nella povertà, le stanno consegnando alla criminalità», grida in un video un facchino subito dopo le cariche della polizia.