Si estendono i compiti della missione europea Sophia che già dalle prossime settimane alle consuete operazioni di contrasto e messa in sicurezza nel Mediterraneo dei barconi carichi di migranti che partono dalla Libia, opererà anche per garantire il rispetto dell’embargo di armi a cui dal 2011, dai giorni successivi alla deposizione di Gheddafi, è sottoposto il paese nordafricano.
Il via libera definitivo per i nuovi compiti è arrivato martedì quando in Italia era già sera dal consiglio di sicurezza dell’Onu con la risoluzione 2292 che, superate anche le ultime resistenze russe, è stata votata all’unanimità. «Viste le circostanze eccezionali – è scritto nel testo approvato dai Quindici – si decide di autorizzare per un periodo di 12 mesi dall’adozione della risoluzione gli stati membri (a livello nazionale o attraverso organizzazioni regionali) a ispezionare le navi nelle acque internazionali al largo delle coste libiche su cui si hanno fondati motivi di ritenere che stiano trasportando armi in violazione dell’embargo». La risoluzione rappresenta il cappello giuridico necessario perché l’Unione europea possa esprimere – probabilmente già lunedì prossimo – il via libera politico. Spetterà al rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini stabilire i dettagli della missione.

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Era stata proprio la Mogherini il 6 giugno scorso a sollecitare il Consiglio di sicurezza perché acconsentisse ad estendere i compiti della missione europea. Una necessità sorta al vertice di Vienna del 15 maggio scorso, nel quale era stato lo stesso primo ministro libico Fayez al Serraj a chiedere la collaborazione europea: nessun intervento militare straniero in Libia – ha precisato il premier – ma un alleggerimento dell’embargo sulle armi per quanto riguarda le milizie fedeli a Tripoli e l’addestramento delle truppe.
Guidata dall’ammiraglio Enrico Credendino da quando è stata varata, circa un fa, la missione europea ha salvato dal naufragio 15 mila migranti e consentito l’arresto di 71 sospetti scafisti. I nuovi compiti di contrasto al traffico di armi prevedono che le navi impegnate nell’operazione possano ispezionare i mercantili che navigano in acque internazionali sospettati di trasportare armi destinate a gruppi terroristi che operano in Libia, ovviamente compreso l’Is, sequestrando le armi eventualmente ritrovate. Per adempiere ai nuovi compito è inoltre previsto un rafforzamento del numero di mezzi impiegati nel Mediterraneo al quale Italia e Germania si sonò già dette pronte a contribuire. «Un paese come la Libia, che si trova in una posizione così fragile, non può continuare a essere inondato con le armi», ha spiegato ieri a Bruxelles il ministro della Difesa tedesco, Ursula von del Leyen, mentre la collega italiana Roberta Pinotti ha garantito «la disponibilità da parte di tutti i paesi europei a rispondere positivamente» ai nuovi impegni.
Il contrasto al traffico di armi non è però l’unica novità dell’operazione Sophia. La missione ha infatti esteso a est il proprio raggio d’azione arrivando oltre il confine tra Libia e Egitto e avrà il compito d addestrare – sempre in acque internazionali – la Guardia costiera libica alla quale sono destinate otto motovedette (si tratta di mezzi assegnati alla Libia di Gheddafi prima della sua destituzione).