«Per la Trilogía abbiamo chiamato un percussionista extra, José Carlos Sánchez, per aggiornare e ricreare il dialogo tra i tre tamburi batá e tradurlo nel linguaggio della trap.» Così Daymé Arocena aveva preannunciato il sound del suo nuovo album, alla pubblicazione del trittico ispirato alle divinità Orisha (Oyá, Oshún e Yemayá), che ha anticipato il disco. Ma tutti i brani, raggruppati in tre suite a tema (religione, amore e eredità culturali, con una ballad melanconica in omaggio a La Lupe che Daymé venera come una santa), sono costruiti con una strumentazione che conferisce al sound una nuance più moderna, ben coniugando la tradizione con lo spirito dei tempi:basso, tastiere ed effetti elettronici come il vocoder, vengono impiegati al posto delle controparti acustiche senza scalfire l’atmosfera dei momenti più roots.

«IL NUOVO ALBUM di Daymé, Sonocardiogram rappresenta un ritorno ad un approccio più jazz. Con Jorge Luis Lagarza e Rafael Aldama (tastiere e basso) che portano la musica ad un nuovo livello e alcuni tocchi elettronici eccezionali. Nella Trilogia, la relazione tra la sua voce, la Santeria e gli arrangiamenti, è davvero speciale!» ha commentato Gilles Peterson, boss dell’etichetta. Oshun (uno dei punti più alti del disco) è un fulgido esempio di incontro tra scuola cubana e gli stilemi tipici del jazz, in cui Daymé unisce sapientemente la sua formazione classica con il folklore di casa propria. «Sono diventata una seguace della Santeria a 22 anni, prima avevo anche un po’ paura di quei riti. Sono entrata in connessione con questo tipo di spiritualità ascoltando la musica dei compositori cubani come Amadeo Roldán, Ernesto Lecuona, Alejandro Garcia Caturla. Ciò che ho ascoltato era sublime. Così la mia estetica musicale ha cominciato a prendere forma.».