Beyond Due Anime è il nuovo non-videogioco e non-film per Playstation 3 scritto e diretto da David Cage e realizzato con i Quantic Dream, autore e studio di Heavy Rain. E proprio la sua non-appartenenza a definire Beyond come un’opera unica, coraggiosa e imprescindibile, «uno spazio narrativo», come lo chiama Cage, in cui scatenare le emozioni del giocatore attraverso un’empatia che diventa contemplazione ludica e visione attiva. Per la sua ultima avventura, che ci racconta di una ragazza legata dalla nascita ad un’entità soprannaturale, Cage ha scelto Ellen Page nel ruolo di Jodie e Willem Dafoe come il suo mentore, uno scienziato che la studia in un laboratorio che compie ricerche sui fenomeni paranormali. Renderizzati ad arte, interpretando una sceneggiatura dagli esiti variabili e dalle decine di ramificazioni composta da oltre duemila pagine, i due attori hanno offerto un’interpretazione dal valore inedito nella storia dei videogiochi. Abbiamo incontrato Willem Dafoe, l’attore di Strade di Fuoco, Platoon, Spiderman oltre che l’indimenticabile Bobby Perù di Cuore Selvaggio, a Roma, dove ci ha parlato della sua esperienza Beyond.

Hai lavorato con registi come Walter Hill, Martin Scorsese, David Lynch e Sam Raimi, cosa significa essere diretto da David Cage?

Una cosa che accomuna David Cage con gli autori che hai citato è che sono sia scrittori che registi. Ho apprezzato l’autorità e la competenza di David Cage, poiché conosceva alla perfezione il materiale su cui ci stavamo applicando. Era sempre coinvolto nel processo di realizzazione, durante il quale trasformava quello che io recitavo e, poiché non conosco le tecnologie con cui stava realizzando il videogame, è stato importante potermi fidare lui. Qualche volta non sapevo davvero cosa David e i Quantic Dream volessero realizzare, con le variazioni della storia e i finali multipli, quindi: entravo in una stanza, leggevo la sceneggiatura e intuivo cosa sarebbe dovuto succedere, Cage me lo spiegava personalmente, io recitavo e poi lui lo rielaborava. C’è stata una relazione tra regista e attore molto diretta. Cage stava creando qualcosa di speciale e molto intimo. Molti del suo staff pensavano alle reazioni del pubblico, se avrebbe amato o no una o l’altra scena e lui si interessava ai suggerimenti: ma sia Heavy Rain che Beyond nascono da esperienze personali del loro autore, egli scrive partendo da quelle e continua così.

In «eXistenZ di David Cronemberg, film teorico e profetico sulla realtà virtuale del videogioco, hai interpretato il ruolo di Gas, credi che il mondo sia andato nella direzione immaginata dal regista?

Siamo già lì. Il presente ha lo stesso sapore, sebbene le tecnologie siano diverse nella realtà dal film di Cronenberg. Quel film era un ottimo commento sulla direzione verso cui stavamo andando.

Cosa ne pensa del concetto di supermarionetta teorizzato da Gordon Craig? Sembra che preveda i personaggi dei videogiochi.

Mi ricordo che lessi un cosa scritta da Michel Piccoli. Diceva: io voglio essere la perfetta marionetta. Capisco il significato della sua affermazione, io voglio essere l’esecutore di una visione altrui, voglio essere colui che la realizza, voglio essere come un animale nel suo panorama. Questo è ciò che preferisco perché a quel punto svanisco, e quando svanisco vado altrove e non sento più interferenze: immagino meglio, mi emoziono meglio, posso essere tutto o niente, ogni essere vivente. È il migliore luogo dove stare, è un posto pieno di stimoli, è un posto puro e vero dove mi sento più forte e posso considerarlo come uno stato di super-coscienza. Non si può sempre stare in questo posto e non sempre riesco a raggiungerlo, tuttavia talvolta ne intravedo dei barlumi e mi ci reco sempre durante le situazioni migliori. L’unico modo per recarmici è sottomettermi a qualcosa di esterno a me, che solitamente è proprio la visione di qualcun altro.

Perché hai deciso di essere un attore in un videogioco?

Mi piacevano tutti gli elementi. Anche se all’inizio ammetto che rimasi spiazzato: un videogioco? I bravi attori è raro che facciano un videogioco. Che cosa posso fare, il doppiaggio? E che fanno i personaggi dei videogiochi? Sparano e basta! Ero pieno di pregiudizi. Poi ho iniziato a guardare il materiale e mi è sembrato interessante e bello. Dopo ho letto gli scritti di David Cage e le prime pagine della sceneggiatura, infine ci siamo incontrati. Allora i miei pregiudizi si sono dissolti e ho sviluppato una specie di legame con lui cominciando a capire cosa pensa e inventa. Poi sapevo che anche Ellen Page avrebbe recitato nel videogioco e che fosse una grande intuizione per il casting: Ellen si è identificata nel suo personaggio e penso che sia una scelta coraggiosa porla al centro di un videogioco, perché di solito è un mondo maschile mentre qui la protagonista è una piccola, forte, intelligente e sensibile ragazza.

Il cinema sta diventando un videogioco o viceversa?

Non so cosa stia succedendo. È un mistero. Tutto si sta muovendo molto velocemente ed è una buona cosa, ma ci saranno dei cambiamenti o delle inversioni di rotta, ad un certo punto. Tutte le forme di espressione artistica, anche le più nuove, giungono ad un punto in cui si fossilizzano e devono essere inventate nuovamente. Penso che questo tempo sia arrivato per il cinema. Non posso dire che i videogiochi si stiano fermando, ma sono convinto che stiano andando incontro a un grande cambiamento. Il teatro si è fermato. L’arte è senza direzione. Ciò deve avere a che fare con l’era dell’informazione e dei computer, il villaggio globale, tutto ciò sta rendendo complicato relazionarsi con un modello culturale. È una cosa positiva e negativa insieme. Dobbiamo attendere che tutto si assesti.