Sono già 53 i luoghi di interesse storico-artistico bombardati
Internazionale

Sono già 53 i luoghi di interesse storico-artistico bombardati

Patrimonio in guerra Le prime liste dei danni, satelliti Unesco sui siti e a Strasburgo si decreta «Anno europeo della cultura ucraina» per fornire assistenza logistica e legale sui beni
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 2 aprile 2022

Sono già cinquantatré i siti del patrimonio culturale ucraino che la guerra ha distrutto o danneggiato gravemente. Tra questi si contano ventinove chiese, sedici edifici storici, quattro monumenti e quattro musei. C’è anche quello di Ivankiv, a nord ovest di Kiev, che custodiva le opere dell’artista icona della cultura popolare Maria Prymachenko: si pensava fossero tutte bruciate fra le fiamme, ma secondo notizie giunte in seguito, probabilmente in parte sono state messe in salvo da un uomo che si è introdotto nelle sale mentre andavano a fuoco. È Kharkiv ad essere tra le città più disastrate con i suoi luoghi sensibili – il Memoriale dell’Olocausto a Drobitsky Yar, il Teatro di stato per l’opera e il balletto, il Museo d’arte sono stati colpiti dai bombardamenti. E la situazione è critica anche per Chernihiv, nell’Ucraina settentrionale, che vanta una straordinaria concentrazione di chiese, monasteri, alcuni risalenti all’XI secolo, oltre alla chiesa di Sainte-Catherine, costruita a cavallo dei secoli XVII e XVIII, esempio di architettura in stile barocco ucraino (è nella lista dei monumenti protetti).

L’UNESCO CONTINUA a monitorare la situazione attraverso un sistema satellitare, mentre il Consiglio d’Europa ha istituito l’«Anno europeo della cultura ucraina». Al termine dei lavori della conferenza ministeriale tenutasi ieri a Strasburgo sotto la presidenza italiana, i paesi membri si sono impegnati a sostenere l’Ucraina con l’assistenza necessaria ad affrontare le minacce al proprio patrimonio e la necessità di preservarlo, attraverso strumenti tecnici e legali. Inoltre, artisti, intellettuali e scienziati provenienti dal paese verranno aiutati attraverso programmi di cooperazione culturale.

INTANTO, VENEZIA ha risposto all’appello di Leopoli. La Fondazione Musei Civici si è attivata nei confronti della Galleria nazionale delle arti e di altre istituzioni della città, riunitesi nel progetto «Save Ukraine Art 2022», con l’invio di speciali materiali di imballaggio (tessuti inattaccabili da solventi e gas, che impediscono la crescita di funghi e muffe; pannelli in schiuma in polietilene espanso con elevata resistenza agli urti) che verranno utilizzati per la messa in sicurezza delle opere e la loro protezione nel perdurare delle azioni belliche. «Si tratta di un enorme patrimonio di circa 65.000 opere e 2.000 sculture che ora sono state ricoverate nei depositi, ma non sono protette adeguatamente – ha spiegato Mariacristina Gribaudi presidente della Fondazione Muve -. A Venezia abbiamo già difeso i musei con i sacchi di sabbia, accadde a Palazzo Ducale nel corso delle due guerre mondiali. È storia ancora recente».
Nel museo di Leopoli non ci sono bunker attrezzati e si temono crolli, forti spostamenti d’aria, incendi che metterebbero a rischio l’intero patrimonio

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento