Tua figlia di 5 mesi si sente male, non respira più, non capisci cosa le stia succedendo. La prendi tra le tue braccia, corri al pronto soccorso dell’ospedale più vicino a casa. Non sai perché sta male, ma capisci che la situazione è disperata. I medici la prendono in cura e dopo 90 minuti ne constatano il decesso: arresto cardiaco. Il cuore della piccola aveva smesso di battere già da un po’ e non riprenderà più. Tu sei una ragazza di 22 anni e fai quello che avrebbe fatto qualunque altra madre davanti al corpo senza vita di tua figlia di 5 mesi: piangi, urli, non puoi dare una spiegazione a quanto successo, non può esserci pace davanti a uno strazio simile.

Arrivi dalla Nigeria però, la tua pelle è scura, molto scura, e per alcune delle persone in attesa al pronto soccorso questo è imperdonabile e non riescono a trattenere la propria disumanità. «Tanto ne fai un altro», dice qualcuno. Altri parlano di riti tribali e satanismo, qualcuno ti dà della scimmia, qualcun altro parla di «tradizioni loro». Anche questo devi sopportare in quella corsia dell’ospedale di Sondrio.

«Non può essere così grave, gli africani fanno un figlio all’anno». «Mettetela a tacere quella scimmia». «Ma cosa urla? Sarà stato un rito tribale». Il pianto di una giovane donna nera disturba l’attesa di quei bianchi sondriese seduti ad aspettare il loro turno. È la faccia feroce della stupidità razzista che dilaga da nord a sud, quel virus che gli stupidi razzisti accolgono e rivomitano appena ne hanno occasione. Ad ascoltare quelle parole una consigliera comunale di minoranza, Francesca Gugiatti, che racconta tutto sabato sera in piazza alla manifestazione delle Sardine e poi scrive un post su Facebook. «Ho sperato più che mai che calasse il silenzio fra le voci insopportabili e malvagie di quegli individui. E invece no, anche di fronte alla morte di un’innocente, le voci hanno continuato. La più tremenda è stata: “tanto loro ne sfornano uno all’anno”. Siete davvero schifosi».

Ieri la direzione dell’ospedale ha detto che il personale non ha sentito quegli insulti. «Le frasi riportate da Francesca non possono essere né confermate, né smentite. Il personale in servizio non le ha assolutamente sentite. È certo invece che l’assistenza e la cura nei confronti della famiglia e della loro figlioletta sono state massime».

Il caso è diventato nazionale, tanti i politici che hanno commentato. A Sondrio il sindaco di centro destra che governa la città dal 2018 ha messo il silenziatori sugli insulti razzisti. «Di fronte ad una mamma che perde la propria figlia non resta che stringersi idealmente attorno a lei in silenzio e meditazione», ha detto il sindaco Marco Scaramellini senza citare quanto denunciato dalla dalla donna che aveva assistito alla scena. Guida una giunta sostenuta da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e tre liste civiche. Eppure perfino Giorgia Meloni (FdI) ha postato il suo ribrezzo «da mamma»: «Non ho parole, che schifo», ha scritto su Facebook commentando la notizia.

Ma come ha reagito la città della Valtellina? «Dai commenti che ho sentito in giro e letto sui social è emersa la consapevolezza dell’esistenza di questo razzismo latente», ha detto un cittadino sondriese, Ivan, a Radio Popolare. «Qui non ci sono mai stati episodi di violenza, ma c’è un sottobosco, una sorta di razzismo subdolo, non evidente. Lo chiamerei razzismo ignorante». Ivan abita di fronte al condominio in cui vive la ragazza. «Sabato mattina ero a casa con mia moglie e le mie bimbe, e abbiamo sentito delle urla molto pesanti. Abbiamo capito che era successo qualcosa di grave, non un semplice litigio. Poi abbiamo visto uscire questa ragazza dal condominio, l’abbiamo vista correre, aveva la bimba con sé». A Sondrio qualcuno sta avviando una raccolta fondi per aiutare la giovane mamma. «So che qualcuno si sta organizzando per capire se si può aiutare economicamente questa ragazza, almeno per il funerale della bambina», racconta Ivan.

Dal consiglio regionale lombardo anche il Movimento 5 Stelle propone una raccolta fondi e chiede alla giunta del leghista Attilio Fontana di investire «in politiche di inclusione, formazione a partire dalle scuole e campagne di sensibilizzazione che abbiano effetti concreti». Quel Fontana che durante la campagna elettorale per la presidenza lombarda parlò di razza bianca a rischio. Poi vinse le elezioni.