Europa

«Solo sì è sì», passo falso al Senato

Irene MonteroLa ministra dell'Uguaglianza Irene Montero – Ap

Spagna Torna al Congresso la legge sulla violenza sessuale: all’ultimo momento una maggioranza trasversale di senatori ha votato un emendamento

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 20 luglio 2022

Colpo di scena ieri nel Senato spagnolo, la seconda camera che ha solo il compito di ratificare le leggi approvate dal Congresso. Solo nel caso in cui ci siano emendamenti, una legge torna al Congresso, che ha sempre l’ultima parola.
Ebbene, ieri doveva essere l’atto finale di una legge su cui la ministra dell’uguaglianza Irene Montero puntava moltissimo, come una delle leggi più importanti che porta a casa il suo ministero in questa legislatura: la legge del “solo sì è sì”, o della libertà sessuale, che riforma tutta la legislazione relativa alle violenze sessuali. Il Senato ieri doveva approvare il testo che era arrivato dal Congresso, ma all’ultimo momento una maggioranza trasversale di senatori ha approvato un emendamento che, letteralmente, cambia una sola lettera di una frase del preambolo. Ma per questo dovrà tornare al Congresso, ormai dopo l’estate, per l’approvazione definitiva.

LA MINISTRA MONTERO era andata in aula con un discorso delle grandi occasioni: «Oggi il parlamento, così come il governo di coalizione, dice chiaramente che “solo sì è sì” e “sorella, io ti credo”». Le legge era nata grazie alla spinta del movimento femminista, in pieno MeToo, indignato dal fatto che in molte sentenze in casi di stupro i giudici applicavano la tipologia di reato meno grave, quella di «abuso» anziché di «aggressione» sessuale. La nuova legge invece, come spiegava la ministra ai senatori, fa sì che «le violazioni, le aggressioni , le molestie sessuali sul posto di lavoro o per strada, e anche lo sfruttamento sessuale, saranno tutte considerate violazioni dei diritti fondamentali delle donne».

Non solo: la donna dovrà aver dato esplicitamente il proprio consenso perché una relazione sessuale non venga considerata una aggressione, proprio come prevede il Convegno di Istanbul (ratificato dalla Spagna nel 2014). Sono previste le aggravanti se viene somministrato un farmaco o se lo stupratore è un partner o ex partner della vittima, o se è una violenza di gruppo. Niente più analisi della resistenza o meno della vittima, o delle minacce degli aggressori come accadeva finora. «La passività non implicherà più il consenso», spiega il governo.
Inoltre la legge fornisce una serie di misure volte a combattere la violenza sessuale in tutti gli ambiti della società, in maniera analoga a quello che si fa dal 2004 contro la violenza di genere, rafforzando anche la protezione “integrale” verso le vittime, che, oltre alle donne, includono esplicitamente anche i minori. La legge prevede poi una serie di misure per dotare gli operatori giuridici e sanitari delle conoscenze specifiche per accompagnare le vittime, politiche pubbliche di prevenzione e sensibilizzazione, l’educazione sessuale e protocolli per identificare casi di violenza e anche il divieto di pubblicità che utilizzi stereotipi di genere o che normalizzi le violenze contro donne, bambini e adolescenti.

LA DESTRA HA LOTTATO con le unghie e con i denti contro una legge che, dicono, «criminalizza gli uomini». Ma le difficoltà più grandi per l’approvazione di questa legge ci sono state fra gli stessi alleati di governo, in lotta per l’egemonia su un tema caro ad entrambi i partiti. Prima la polemica fra il femminismo più vicino alla sensibilità trans e quello essenzialista (soprattutto nel Psoe) che se la prendeva con la difesa dell’identità di genere all’interno della legge; poi perché il Psoe voleva rendere illegale la prostituzione (che non tutti in Podemos e altri alleati vedevano di buon occhio), che alla fine era stato destinato a un’altra normativa specifica. Anche la criminalizzazione della gestazione surrogata è rimasta fuori dalla legge.
Questo testo aveva finalmente raggiunto un equilibrio che il passo falso di ieri ha ritardato.

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