Porte spalancate alla manodopera qualificata e permessi di soggiorno di sei mesi per cercare casa e lavoro. Ma netta distinzione tra chi fugge dalla povertà e chi, invece, scappa da guerre e dittature. Così la Grande coalizione trova la quadra sulla nuova legge dell’«immigrazione mirata» ingessando al contempo la frattura politica che fino a ieri ha rischiato di paralizzare il governo. Attraverso l’usuale compromesso social-democristiano capace di far convivere «la svolta» umanitaria pretesa dalla Spd con il giro di vite sulla sicurezza imposto dal ministro dell’interno della Csu, giusto alla vigilia delle elezioni bavaresi del 14 ottobre. Come in grado di risolvere, ancora prima, il vero problema dietro l’accordo trovato in fretta lunedì notte: su 230 mila stranieri formalmente obbligati a lasciare la Germania secondo l’Ufficio federale migranti ben 174 mila godono già dell’esenzione de facto dovuta alla loro completa integrazione della società. Tutte persone cui è stato negato l’asilo in via definitiva eppure impossibili da espellere, a meno di non volere mandare in crisi l’economia nazionale che campa proprio sul loro lavoro qualificato.

Per questo la cancelliera Angela Merkel due giorni fa ha chiuso la lunga mediazione fra gli alleati della Groko. «Abbiamo concordato il principio della separazione tra asilo e la migrazione per motivi di lavoro» è la dichiarazione ufficiale che anticipa la contemporanea soluzione per gli immigrati integrati ma senza le carte in regola e di chi non si può rimpatriare per complicazioni o mancati accordi con i Paesi di origine. Mutti non accenna alla certosina limatura dell’accordo che ha portato a stralciare dalla bozza l’ipotesi di far lavorare temporaneamente i migranti al di sotto del loro livello di qualifica e neppure alla «maggiore burocrazia e regole più opache» denunciate ieri dai Verdi.

La nuova riforma è «pragmatica e realistica» spiega il ministro degli affari sociali Hubertus Heil della Spd, soddisfatto perché «d’ora in poi non potrà più esserci il caso in cui vengono rimpatriati i richiedenti asilo “sbagliati”». Nel canovaccio bipartisan della legge gli immigrati avranno più tempo per cercare un’occupazione stabile e maggiore facilità a trovare l’alloggio, ma vince il discrimine di base di Seehofer che ha vinto la trattativa sul “modello canadese”: entrerà in Germania principalmente la manodopera qualificata mentre sarà sempre più complicato l’ingresso per i meno istruiti, inutili per l’economia nazionale.

Sulla base di questo imprescindibile cardine vengono abolite le rigide restrizioni dell’Agenzia federale del lavoro che oggi lega l’accoglienza degli stranieri alla certificazione dell’effettivo bisogno del mercato locale. Da domani chi potrà esibire una laurea straniera o il diploma dei corsi professionali tedeschi insieme al contratto di lavoro, resterà in Germania a prescindere. In parallelo però si chiude il canale delle migliaia di lavoratori “a giornata” impiegati quotidianamente nei più svariati settori di economia e società.

La svolta immaginata dalla Spd non era esattamente questa: anche alla luce di benefici e aiuti sociali che verranno sospesi ai migranti durante i sei mesi di ricerca dell’impiego come sancito nella bozza dell’accordo. La selezione mirata e più rapida dell’ingresso regolare rientra anche tra le richieste della confindustria tedesca. «Dipendiamo dai lavoratori qualificati provenienti dall’estero» conferma alla Deutsche Welle Steffen Kampeter, rappresentante dell’influente Associazione dei datori di lavoro. Fa il paio con il compiacimento dell’organizzazione delle imprese digitali “Bitcom” che dichiara ufficialmente il suo «bisogno di menti brillanti», mentre Annelie Buntenbach della Confederazione dei sindacati non si accontenta del compromesso raggiunto a Berlino e chiede alla Groko «requisiti di ingresso più ampi e a lungo termine».

Comunque, l’altro ieri il governo Merkel ha fuso un pezzo della chiave politica che chiude la questione più “spinosa” per la coalizione. Fra dieci giorni in Baviera Csu e Spd potranno presentarsi al cospetto degli elettori con il patto sui migranti che può funzionare. A Monaco come a Berlino.