«Arriva tardi», «è superato dai fatti», «speriamo ci parli del prossimo Dpcm e non del precedente che ormai è vecchio» sono i commenti che si raccolgono tra i deputati della maggioranza a proposito dell’informativa che Giuseppe Conte terrà questa mattina alla camera e poi al senato. Informativa e non comunicazioni perché non ci sarà nessuna votazione. Ma se la prossima volta, ha promesso il ministro dei rapporti con il parlamento D’Incà durante la conferenza dei capigruppo convocata ieri su richiesta delle opposizioni, andrà meglio e il presidente del Consiglio informerà le camere prima di firmare il decreto e si potrà votare. Sempre se ce ne sarà il tempo, perché è atteso un nuovo Dpcm – il ventesimo da febbraio – nel fine settimana per un lockdown esteso a tutte le attività commerciali non di prima necessità, senza limiti di orario.

La via della “parlamentarizzazione” dei Dpcm (l’atto che non prevede controllo né del Quirinale né del parlamento con il quale Conte sta governando l’emergenza) si sta rivelando strettissima in questa seconda ondata della pandemia. E’ da luglio che Conte non si attiene alle regole introdotte a maggio dalla sua stessa maggioranza, quelle con le quali si voleva salvare un minimo il ruolo del parlamento nella gestione della crisi. La legge 22 maggio numero 35 prevede infatti che il presidente del Consiglio illustri di Dpcm preventivamente al parlamento, e che il parlamento possa formulare – con risoluzioni messe al voto – i suoi indirizzi. Ma gli ultimi due Dpcm (13 e 18 ottobre) sono stati presentati a cose fatte, eventualità pure prevista dalla legge per emergenze nell’emergenza, e così accadrà domani per l’ultimo Dpcm (24 ottobre). E come sempre quando «per ragioni di urgenza connesse alla natura delle misure da adottare» la mera informativa non prevede il voto.

Le opposizioni hanno protestato durante la capigruppo di ieri. «Chiedevamo un’assunzione di responsabilità, volevamo che si votasse invece Conte verrà a fare il suo show», ha riferito il capogruppo della Lega Molinari. Ma anche il deputato radicale di +Europa Magi ha sottolineato come «La cosiddetta parlamentarizzazione dei Dpcm, che avrebbe dovuto garantire un vaglio preventivo su atti così importanti, si è trasformata ormai in una didattica illustrazione successiva svuotata di valore anche perché il dibattito successivo è senza voto». Difficile sostenere che la scelta per l’informativa piuttosto che per la comunicazione (che prevede il voto) sia stata fatta per ragioni di urgenza, visto che il Dpcm sulle chiusure alle 18:00 è stato preceduto da un non breve e nemmeno troppo sereno dibattito nella maggioranza. E’ chiaro che la maggioranza preferisce evitare votazioni, alla camera come al senato perché le assenze per cause legate al Covid mettono a rischio il risultato. Ieri a Montecitorio mancavano una ventina di deputati