Nel silenzio internazionale continua a salire il numero delle vittime dell’attentato di sabato a Rashidin, area a ovest di Aleppo: un’autobomba (un pick up imbottito di esplosivo che si fingeva parte del convoglio di aiuti) è esplosa vicino ai 70 autobus e le 20 ambulanze che stavano evacuando i villaggi sciiti di Fua e Kefraya dopo un accordo tra governo e opposizioni. A tre giorni dalla strage solo il papa ha pianto e ricordato le 120 vittime nel giorno di Pasqua.

Interviene anche l’Unicef che ieri ha dato il bilancio dei bambini uccisi (le vittime sono per lo più donne, minori e anziani, i primi ad essere evacuati): sono oltre 60 i bimbi morti nell’attacco dei gruppi armati ma ancora senza firma, fa sapere il direttore esecutivo Anthony Lake. Un attacco odioso ignorato da quelle cancellerie che il 4 aprile si sono sdegnate per il presunto attacco con il gas a Khan Sheikun, per poi applaudire all’intervento armato del presidente Usa di Trump.

Per evitare, però, altri atti unilaterali ieri la Russia ha annunciato un incontro, previsto per il 24 aprile a Ginevra, tra Mosca, Washington e Nazioni unite per rilanciare il processo di pace. La Russia, che dopo i 59 missili Tomahawk sula base aerea siriana lanciati dal Pentagono il 7 aprile ha optato per una strategia di basso livello, non vuole l’estromissione del presidente Assad dal processo di transizione. E insiste sulla via del dialogo, tornando a coinvolgere gli Stati Uniti, assenti da mesi dal tavolo del negoziato.