Secondo i Cinquestelle si può fare: il piano è ambizioso, ma l’M5S assicura che è a portata di mano. Non nell’immediato, servono 35 anni: e riuscire ad andare al governo, almeno per un quinquennio. Si chiama PEM5S, il Piano energia dei pentastellati, che punta a tre obiettivi, scanditi in tre date: via tutte le 14 centrali a carbone italiane e gli inceneritori, con l’aiuto di una carbon tax, entro il 2020, o comunque nell’arco di una legislatura. Fine della dipendenza dal petrolio (tranne che per il settore agricolo e dei trasporti) entro il 2040. Fine della dipendenza (inclusi trasporti e agricoltura) dal petrolio e dal gas entro il 2050. Il tutto, raggiungendo un 100% di rinnovabili.

Pesanti le accuse al governo: «amico delle lobby dei fossili» ha rincarato ieri Roberto Fico, reiterando le polemiche degli ultimi mesi à côté del referendum anti trivelle. Renzi «favorisce le fonti fossili con 13 miliardi di incentivi, mentre ha azzerato gli aiuti alle rinnovabili, e le contrasta anche sul piano burocratico e non varando leggi che servirebbero».

Il Programma energetico M5S descrive in un dossier tutti gli aiuti di Stato alle fossili, dai fondi e sconti all’autotrasporto fino al CIP6, dai sostegni alle trivellazioni (ad esempio con royalties molto basse), le detrazioni e riduzioni di accise, fino ai sussidi per le strade e autostrade, a detrimento del trasporto elettrico e su ferro.

Dall’altro lato, sono elencati tutti gli «ostacoli» posti al cammino delle rinnovabili: la riforma della bolletta energetica, che svincola le tariffe (e i risparmi) dall’effettivo consumo; il divieto dei Sistemi di distribuzione chiusi (che permetterebbero il consumo in loco dell’energia prodotta sul tetto degli edifici privati e commerciali); lo «spalmaincentivi», decreto che ha inguaiato molte imprese cambiando gli incentivi in corsa; la non strutturalità dell’ecobonus, che più soggetti e imprese abbraccerebbero se potessero programmare sui tempi lunghi.

Ecco dunque il programma dei Cinquestelle in 11 punti: 1) Calcolo delle esternalità associate al sistema energetico italiano; 2) Eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, alle fonti “assimilate” e agli inceneritori; 3) Piano per la mobilità collettiva pubblica e privata; 4) Introduzione della carbon tax; 5) Linee guida per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili; 6) Partecipazione della domanda ai mercati energetici; 7) Valutazione degli impatti sul mercato del lavoro e sul settore energetico (aziende); 8) Generazione distribuita nuovo paradigma (prossimità fonte e punto di consumo); 9) Recupero dell’uso dei pompaggi; 10) Revisione dei sistemi di incentivazione per l’efficienza energetica e dell’ecobonus; 11) Interventi per la diffusione dell’informazione ecologica certificata dei prodotti.

I parlamentari M5S delle Commissioni Ambiente, Attività produttive e Lavori pubblici, presentando il piano, hanno precisato che non intendono «togliere i 13 miliardi di incentivi alle fossili tutti in una volta, ma in modo graduale bisognerà indirizzarli verso le rinnovabili». Ancora, auspicano una «riconversione» verso il green di aziende come Enel e Eni: e a proposito di Eni si dicono contrari alla cessione di Versalis, ramo di trasformazione chimica, che invece dovrebbe rimanere patrimonio italiano, abbracciando completamente il «verde».