[ACM_2]«Per ora abbiamo solo dichiarazioni sui giornali, senza chiarire dove verranno prese le risorse per l’annunciato rilancio». La Fiom non è per nulla tenera con Sergio Marchionne, nel giorno della «glorificazione» mediatica dell’accordo chiuso con la Chrysler. L’intervista su Repubblica, tra l’altro, è uscita proprio all’indomani dell’incontro a Torino con i vertici della Fiat, dove ancora una volta i metalmeccanici Cgil hanno ricevuto una «porta in faccia» rispetto alle proprie richieste. Oltre a un sonoro «no» sulla possibilità di contrattare il prossimo piano industriale. Michele De Palma è il responsabile Fiat della Fiom Cgil nazionale.

INT_DOMANDA]Insomma, voi della Fiom siete sempre spalle al muro, costretti ad appellarvi al governo.

Noi riteniamo, a maggior ragione dopo l’intervista di Marchionne, che il premier Enrico Letta debba convocare un tavolo, per discutere del futuro della Fiat e dell’auto in Italia. Segnalo che all’incontro a Torino, Marchionne ci ha spiegato che non discuterà con nessuno, né con la politica né con i sindacati, il prossimo piano. E che farà soltanto una «comunicazione industriale» alla fine del primo trimestre 2014.

Beh però nell’intervista l’ad Fiat dettaglia un piano, promette che tutti torneranno al lavoro.

Vorremmo sapere dove prende i soldi per un rilancio ambizioso, come quello annunciato, ad esempio dell’Alfa. Tutti i competitori europei hanno pianificato decine di miliardi di investimenti nei prossimi 5 anni. Noi abbiamo dichiarazioni generiche, tratte dai giornali.

Marchionne parla di un prestito convertendo da parte delle banche. Forse le risorse potrebbero arrivare da lì, no?

Saremmo cioè alle solite: la famiglia non ci vuole mettere un euro, non si tratta di soldi propri che la Fiat intende investire. Ripeto, mentre tutti i competitori si stanno comportando diversamente. In Italia abbiamo un potenziale produttivo di 1,4 milioni di auto, ma gli ultimi dati ci dicono che nel 2012 se ne sono prodotte 390 mila e nel 2013 375 mila. Vogliamo continuare così?

Siete preoccupati dall’annuncio che il gruppo Fiat potrebbe spostare le proprie sedi a New York (finanziaria) e in Olanda (legale e operativa)?

Marchionne dice che non dobbiamo temere per fattori «simbolici» o «emotivi». L’Olanda verrebbe scelta perché c’è una tassazione più bassa che in Italia: ma allora io chiedo al governo italiano, non vi preoccupa sapere che una parte del nostro «gettito» fiscale emigra all’estero? In ogni caso, ricorderei anche che non è vero che Cnh Industrial, già trasferita in Olanda, ha mantenuto tutti gli stabilimenti: ne ha chiusi ben 5 in Europa, a Imola non esiste più, e la Irisbus di Avellino non esiste più.

Il posizionamento sull’alta gamma, il rilancio indicato per ciascuno stabilimento, con i relativi modelli, vi soddisfa?

Sicuramente puntare sull’alta gamma non è un errore, ma ricordiamo anche che altri competitori di Fiat non stanno abbandonando la bassa gamma e le utilitarie. Anche qui, il problema è vedere il piano: quale mix tra alta gamma e bassa gamma, calibrato su ciascun sito, possa assicurare davvero la saturazione e la piena occupazione. Tra Mirafiori e Bertone lavorano oggi 2 mila persone, ma circa altre 4 mila restano in cassa. Per tutti questi motivi, per risposte e una chiarezza che ancora non abbiamo, chiediamo che sia il premier Letta, così come negli Usa ha fatto Obama, a chiamare la Fiat a un tavolo per parlare di futuro.