Di ogni film si può dire tutto e il contrario di tutto. Questo è sicuro. Per me è passato svelto tu hai dormito. Quel che a me è sembrato originale tu l’hai trovato noioso e ripetitivo. A qualcuno piace la musica usata in quel modo, a un altro sembra detestabile. Presuntuoso-sincero, arrogante-intrigante, necessario-inutile, troppo lungo-troppo breve, volevo uscire-ne avrei voluto vedere di più, il pendolo del gusto oscilla pericolosamente, i criteri di giudizio saltano a gambe all’aria, la bellezza non è più l’estetica, la bruttezza ha assunto fascinazione diabolica, quello che non ammazza ingrassa e vai così, alla sagra dell’abbondanza, c’è un pentolone pieno tra cui scegliere e ognuno prende quel che più lo aggrada.

Ogni anno si dice che è la peggiore edizione mai stata fatta, ogni anno la voglia di tornare a casa arriva sempre prima, ma ci sarà un limite? Esisterà questo benedetto fondo del barile? Possibile che davvero il Cinema (quello con la C maiuscola) sia in via di estinzione?
Ai festival ci si può anche sentire terribilmente soli, anzi è sicuro, arriva il giorno che ti senti solissimo in mezzo a questa folla che ti fende come tu fossi trasparente e si salutano tutti tra loro e ti conoscono ma ti ignorano e tu ti senti piccola una formichina un microbo un minuscolo atomo invisibile e senza importanza, superflua. Allora ti chiudi sempre di più in te stessa e ti chiedi se hai qualcosa che non va e ne hai a bizzeffe di cose così e pensi che abbian ragione ma non te ne fai una ragione e soffri e ti struggi e pensi che forse saresti un buon personaggio in un melodramma strappalacrime e ti risollevi e pensi: adesso che incontro il produttore faccio come Muccino nel ’97, lo tallono e lo convinco a fare un film su di me che mi sento così sola…

Ma poi capisci che forse non è una buona idea e torni in sala stampa a mandare il pezzo per domani prima di correre al prossimo, è solo il ventinovesimo film che vedi… Vorrei addormentarmi in mezzo a Federico Mai (Sangue del mio sangue, Marco Bellocchio) duplicandomi in due sorelle bruttine e zitelline desiderose di riscaldare un uomo seppur condividendolo; vorrei reincarnarmi in Lolabelle (Heart of a Dog, Laurie Anderson), rat terrier che diventato cieco prende lezioni di pianoforte ed esegue concerti per beneficienza; vorrei correre nuda nella foresta come Wawa (Tanna, Bentley Dean, Martin Butler) a ritrovare il suo amato e accoppiarsi con lui per evitare un matrimonio combinato dalla sua tribù; vorrei e invece…

Tra una cosa e l’altra metto a punto delle «toccata e fuga» a casa in solitaria, una sera spengo tutto alle dieci e mezzo e recupero il sonno, oggi pranzetto al tavolino con riso e verdure, come piace a me. Certo, la cucina è un porcile, capisco che la mattina si sta tutti di fretta verso il primo film, che ieri era alle 8.45, ma nel lavello c’è uno spettacolo che anche i più duri di stomaco tollererebbero a fatica, quindi prima di cucinarmi rifaccio i piatti e subito dopo lavo, ovviamente, le stoviglie sporcate. Non mi risparmio nulla, nemmeno dieci giorni di tregua dal ménage domestico. Qualcosa dentro di me ha urlato e ho fatto la mamma. Ma poi, giuro, me ne sono subito pentita: ma che cosa credono ‘sti ragazzi, che si sono portati dietro la badante