La sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini, non ha partecipato al Consiglio europeo dei capi e di governo che si conclude oggi a Bruxelles, ma ha cercato di far sentire la sua voce. Invitata dal presidente dell’Europarlamento, Marin Schultz, Giusi Nicolini ha accusato l’Unione europea di “guardare altrove”, mentre i migranti annegano nel Mediterraneo. “La politica dell’asilo deve cambiare. Se Lampedusa puo’ essere utile a capire questo, ne saro’ fiera – ha affermato – senza una nuova politica sul diritto d’asilo e sull’immigrazione non sono solo i migranti ma tutta l’Europa che farà naufragio a Lampedusa”. Anche il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, bisogna “cambiare filosofia” e dare “la possibilità ai migranti di chiedere il visto nel loro paese”, evitando cosi’ le tragiche traversate.

Ma l’immigrazione è già passata in secondo piano al Consiglio europeo, tutto preso dallo scandalo dello spionaggio Usa. In seguito ai morti di Lampedusa c’era urgenza, ma mano a mano che il dramma si allontana gli europei prendono tempo. Malgrado l’insistenza italiana, la bozza del documento finale si limita a promettere un’”azione attiva” per la “prevenzione della perdita di vite umane da ottenere in base ai principi di soccorso e di equa ripartizione delle responsabilità”. Ma quando poi si passa alla traduzione pratica, per il momento solo Finlandia, Spagna, Malta e Slovenia hanno dato la loro disponibilità in via di principio a partecipare all’’operazione italiana Mare Nostrum con proprie unità navali. In altri termini, nessuno ha l’intenzione di farsi promotore di un diritto d’asilo comune europeo, che permetta ai candidati alla migrazione di presentare domanda alle ambasciate di loro scelta, nei paesi d’origine: i paesi del nord sperano di poter continuare a scaricare il “fardello” sui paesi del sud, che sfortunatamente si affacciano sul Mediterraneo. Per il resto, l’unica posizione comune è l’appello al rafforzamento di Frontex, anche se poi nella traduzione pratica i singoli stati membri hanno difficoltà ad aumentare il finanziamento dell’agenzia. Le ambiguità della Francia, paese a metà tra il sud e il nord, sono emblematiche. Hollande aveva fatto sapere di voler affrontare la questione globale della riforma delle politiche migratorie, andando incontro alle richieste italiane, di revisione di Dublino II. Ma poi Parigi ha fatto marcia indietro. “La Francia vuole rafforzare i mezzi di Frontex, peché i naufragi siano evitati”, sostiene l’Eliseo. “Sulla condivisione del fardello – aggiunge un consigliere della presidenza francese – gli stati membri non si metteranno d’accordo domani. Ci siamo appena messi d’accordo su Dublino II. Per un Dublino III ci vorranno anni”.

“Le conclusioni del Consiglio europeo sono ciniche – ha anticipato ieri Hannes Swoboda, capogruppo S&D all’Europarlamento – degli esseri umani continuano a perdere la vita e, secondo queste conclusioni, i paesi della Ue abborderanno di nuovo la questione dell’immigrazione nel giugno 2014. E’ vergognoso. E’ di una politica sensata dell’immigrazione che abbiamo bisogno”. Mercoledi’, l’Europarlamento ha approvato una risoluzione che chiede agli stati membri di non punire chi viene in aiuto dei migranti in mare (un’allusione indiretta alla Bossi-Fini). Ma al Consiglio le leggi nazionali non saranno messe in discussione. Le elezioni europee fanno paura in tutti i paesi, a causa dei rischi di una crescita dei partiti anti-europei e xenofobi, dal Fronte nazionale in Francia a Ukip in Gran Bretagna, passando per Altenativ für Deutschland in Germania. In questo contesto, una politica di immigrazione comune, che riapra le strade per flussi legali, è fuori discussione. Anche per il diritto d’asilo ognuno fa da sé. Comunque, di immigrazione si discuterà di nuovo alla riunione dei ministri degli interni del 5 dicembre e al Consiglio europeo del 19-20 dicembre.