Il merito per una volta è della tanto vituperata Consob. È stata la commissione per le società quotate in Borsa a chiedere al Sole24Ore di rendere pubblico il contenuto dell’accordo firmato con l’ex direttore Roberto Napoletano. Che prevede una buona uscita «da 700mila euro lordi a titolo di incentivazione all’esodo, pari al costo azienda di circa 8 mensilità», pari a 87.500 euro.
Lo scorso 3 agosto l’azienda di proprietà di Confindustria, alle prese con un salvataggio dai debiti – nascosti per anni – sempre più complicato, aveva semplicemente comunicato «un accordo per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con l’ex direttore Roberto Napoletano», augurando all’ex direttore «buona fortuna per le sue prossime sfide professionali». Si spera lontano dal giornalismo.
Il tutto è avvenuto «in prossimità della scadenza del periodo di 6 mesi di aspettativa non retribuita concesso al predetto». Una «concessione» che dunque lasciava intendere come Napoletano rischiasse il licenziamento per giusta causa e una citazione per danni come comunicato dallo stesso nuovo presidente di Sole24Spa Giorgio Fossa all’ultima assemblea dei soci: «Valuteremo la sussistenza di eventuali profili di responsabilità e successive azioni risarcitorie», visto che risulta da mesi indagato dalla procura della Repubblica di Milano per false comunicazioni sociali assieme all’ex amministratore delegato Donatella Treu e all’ex presidente Benito Benedini per aver truccato i dati di vendita del giornale sulle copie digitali – ne dichiarava ben 184mila.
Invece il 3 agosto il brusco cambio di rotta. Nessun licenziamento, nessuna azione di responsabilità. Voci – non confermate dall’azienda – parlano di un accordo di riservatezza che Napoletano ha sottoscritto: insomma, soldi in cambio del silenzio. Il silenzio su come Il Sole 24 Ore – bibbia del capitalismo italiano – sia stato ridotto ad un buco nero che è già stato scaricato sui suoi dipendenti – 236 esuberi su 812 – e presto anche sui giornalisti del gruppo.
Il 13 marzo solo la sollevazione della redazione – che arrivò ad indire uno sciopero ad oltranza – portò alle dimissioni di Napoletano, sostituto con il vicedirettore Guido Gentili. Fu lo stesso Comitato di redazione a far partire l’inchiesta denunciando anche molte delle malefatte del direttore, comprese le spese dell’abitazione a New York.
Intanto la situazione debitoria della società – 92 milioni di rosso nel 2016 – continua ad essere precaria. Se l’aumento di capitale sempre promesso da Confindustria è partito col contagocce – 50 milioni invece dei 250 necessari – anche la vendita della divisione Formazione – una dei pochi fiori rimasti all’occhiello – ha subito uno stop: dopo la due diligence il fondo Palamon, che aveva offerto 40 milioni per il 49 per cento, ha chiesto la revisione al ribasso del prezzo.