Scoperchiato il vaso di Pandora sulle attività finanziarie offshore di politici e vip grazie alla pubblicazione degli omonimi Papers, per il presidente cileno Sebastián Piñera si annunciano giorni difficili.

Le diverse forze dell’opposizione hanno deciso di presentare un’accusa costituzionale (come viene chiamato in Cile l’impeachement) contro il presidente, accusato di «infrangere apertamente il principio di probità e di compromettere gravemente l’onore della patria», secondo le parole pronunciate in conferenza stampa dal deputato del Partito socialista Jaime Naranjo.

«Le nostre équipe giuridiche – ha aggiunto – stanno già lavorando alla redazione del libello accusatorio», con l’obiettivo di votarlo prima delle elezioni presidenziali e parlamentari del 21 novembre.

In base ai documenti pubblicati dal Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi, all’inizio del primo mandato presidenziale di Piñera, nel 2010, la sua famiglia aveva venduto la compagnia mineraria Dominga, di cui era azionista di maggioranza, al suo amico di infanzia Carlos Alberto Delano attraverso due atti separati: uno firmato in Cile con l’importo di 14 milioni di dollari e l’altro nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche per un totale di 138 milioni di dollari.

Questa seconda transazione sarebbe stata effettuata in tre rate, l’ultima accompagnata da una clausola: che il governo dello stesso Piñera non dichiarasse come riserva naturale l’area interessata dal progetto, quella del comune de La Higuera, nella regione di Coquimbo, dove si trova l’arcipelago di Humboldt, uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità al mondo, noto per ospitare il pinguino che porta lo stesso nome, una specie considerata a rischio di estinzione, oltre a delfini, orche, balenottere azzurre, uccelli marini.

Il presidente si è difeso sottolineando come i fatti fossero stati già esaminati da una Commissione di indagine parlamentare nel 2017, conclusasi con un nulla di fatto, e ricordando di essersi svincolato da tutti gli affari familiari all’inizio del suo primo mandato.

Ma le sue argomentazioni non hanno convinto nessuno: al di là della gravità dell’accusa di occultare ricchezze in paradisi fiscali, c’è anche da far luce sulla possibile influenza da lui esercitata sul processo di approvazione del progetto minerario del suo amico.

Da quando, nel 2018, l’allora presidente Michelle Bachelet aveva annunciato, pochi giorni di prima di consegnare la fascia presidenziale nuovamente a Piñera, la creazione di un’area marina protetta nella costa de La Higuera, nessun passo è stato mosso per concretizzare quella decisione.

Così, se la creazione della riserva naturale avrebbe protetto l’arcipelago di Humboldt dall’attività mineraria, il progetto Dominga – con le sue due miniere a cielo aperto e la costruzione di un grande porto nelle vicinanze – ha invece seguito il suo corso fino alla sua approvazione, ad agosto, da parte della Commissione ambientale di Coquimbo.

«È stata la pressione indebita dei gruppi economici legati al progetto a impedire la protezione dell’arcipelago», ha commentato Álex Muñoz di Pristine Seas. Da qui la «semplice domanda» posta dalla candidata presidenziale democristiana Yasna Provoste: il presidente ha ricevuto denaro per la mancata creazione della riserva?

Ma la presentazione di un’accusa costituzionale contro Piñera si pone anche un altro obiettivo: compromettere la corsa alla presidenza del suo candidato, Sebastián Sichel, con ovvi vantaggi tanto per il candidato della lista Apruebo Dignidad, Gabriel Boric, favorito nei sondaggi, quanto per quello dell’estrema destra Jose Antonio Kast, già balzato al secondo posto proprio davanti a Sichel.

Il quale, in una mossa disperata per svincolarsi da Piñera, esige pubblicamente dal presidente «tutte le spiegazioni necessarie» e «totale trasparenza»: «Il conflitto di interesse – ha detto – è una delle maggiori tragedie dell’élite».