Rimborsi ai colpevoli per ben 80 mila euro. La sentenza della corte di cassazione sulla strage di Viareggio – già considerata «vergognosa» dai familiari delle 32 vittime del disastro ferroviario del 29 giugno 2009 per gli sconti di pena rispetto ai verdetti di primo e secondo grado – ha una conseguenza beffarda.

L’ex ad di Fs Mauro Moretti

CONDANNATI DEFINITIVAMENTE per il reato di disastro colposo, gli ex amministratori delegati di Fs e Rfi Mauro Moretti e Michele Elia sono stati assolti dalle imputazioni sul mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Per questo motivo la suprema corte ha deciso di cancellare tutte le parti civili sindacali che in questi lunghi anni erano state a fianco dei familiari delle vittime, portando prove e documenti durante l’inchiesta e i dibattimenti in tribunale per dimostrare le responsabilità dei vertici delle Ferrovie dello stato e degli altri imputati.

Nel dispositivo della sentenza della quarta sezione penale della Corte di Cassazione dell’8 gennaio scorso che, facendo decadere le aggravanti relative alla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, ha reso prescritto il reato di omicidio colposo, rimettendo ad un nuovo processo d’appello la quantificazione delle pene per disastro ferroviario colposo, accanto alle assoluzioni per Moretti e Elia – «Annulla la sentenza impugnata nei confronti di Moretti Mauro, relativamente all’aggravante di cui all’articolo 589, comma 2 del codice penela («Se il fatto è commesso con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a sette anni»), aggravante che elimina» – si legge infatti: «Annulla senza rinvio la sentenza impugnata con riferimento alle statuizioni in favore delle seguenti parti civili: Orsa Lucca, Orsa Toscana, Orsa nazionale, Ugl trasporti Toscana, Ugl Lucca, Cgil Lucca, Cgil Toscana, Filt Cgil Lucca, Cgil nazionale, Associazione “Comitato Matteo Valenti”, De Angelis Dante, Giuntini Maurizio, Cufari Filippo, Cito Vincenzo, Pinto Giuseppe, Pellegatta Alessandro, Profili Antonio, Noon Ward Linda Ellen, Stefanìa Cataldo, statuizioni che elimina».

PARE UN PICCOLO PARTICOLARE all’interno della tragedia immane che quella strage ha provocato. Ma l’effetto sui sei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza che si erano costituiti personalmente – Vincenzo Cito (Torino), Filippo Cufari (Livorno), Dante De Angelis (Roma), Maurizio Giuntini (Pisa), Alessandro Pellegatta (Milano), Giuseppe Pinto (Bologna) – è dirompente. Per loro è arrivata la lettera dei legali delle Ferrovie dello stato che – come da legge – chiede loro «11.997,22 euro ciascuno».

Non si tratta dei risarcimenti riconosciuti alle parti civili nei primi due gradi – soldi che i sei non hanno toccato – bensì del rimborso degli anticipi delle spese legali di Ferrovie dello Stato nei vari gradi di giudizio.

Se per le altre parti civili alle spalle ci sono organizzazioni solide che possono pagare queste cifre, i sei Rls dovranno sborsarli di persona.

E – BEFFA DELLE BEFFE – la loro quota è più alta perché la norma ripartisce le spese anche rispetto alle presenze degli avvocati di parte alle udienze.

In attesa delle motivazioni della sentenza – che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane – l’avvocato Gabriele Dalle Luche – in qualche modo premiato nelle spese legali delle parti per il cosiddetto «pregio dell’attività svolta» per l’alto numero di assistiti – alcuni familiari delle vittime e tutti gli Rls – e la presenza e l’attività nelle udienze, commenta: «Il paradosso è che proprio gli Rls che hanno contribuito in maniera rilevante alla condanna dei vertici di allora delle Ferrovie dello stato dovranno risarcire la società responsabile della strage».

Per tutte queste ragioni ieri è stato lanciato un appello dal sito www.inmarcia.org dalla storica rivista dei ferrovieri «ancora In Marcia!» in cui si legge: «Il pagamento di somme così elevate rappresenta un onere gravissimo per i lavoratori che in questi oltre 11 anni hanno condiviso la battaglia per sicurezza, verità e giustizia e mettendo a disposizione la loro esperienza diretta e le conoscenze. Ad una sentenza profondamente ingiusta, si somma ulteriore ingiustizia a danno di sei colleghi, col rischio che diventi un micidiale deterrente alla partecipazione di lavoratori e Rls», chiude «Ancora in marcia!».

Il macchinista Dante de Angelis con la rivista “Ancora in marcia!”

«LA SENTENZA – DICE DANTE De Angelis, uno dei sei ferrovieri coinvolti, che i lettori del manifesto conoscono bene perché a causa delle sue battaglie per la sicurezza sul lavoro è stato licenziato due volte da Fs, poi battuta in tribunale e costretta a reintegrarlo – disponendo la non applicabilità norme sulla sicurezza al nostro settore, oltre a mandare prescritti molti reati determina una grave e pericolosa zona grigia di indeterminatezza su quali siano le leggi che ci tutelano durante il lavoro di esercizio ferroviario, su treni e binari: siamo preoccupati e disorientati perché nel Decreto Legislativo 81 del 2008 c’è scritto bello chiaro all’articolo 3 che esso “si applica a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio”.

Aspettiamo di leggere le motivazioni per individuare le iniziative da intraprendere per colmare questo buco nero nel diritto aperto dalla cassazione», chiude De Angelis.

«Ancora in marcia» lancia «l’appello a tutti i lavoratori e cittadini, singoli o associati, sensibili ai temi della sicurezza per un sostegno diffuso, anche economico, ai “nostri” Rls.

Per la sottoscrizione è aperto un conto corrente, l’Iban è: IT96V0760103200001053269260 intestato a Dante De Angelis.

Per i versamenti la causale è: “Contributo di solidarietà per spese legali e processuali RLS Processo Viareggio”.

Un contributo arriva anche dall’associazione dei familiari delle vittime: «Siamo ancora in attesa delle motivazioni (da quasi 3 mesi) dalla Corte di Cassazione, ma i primi effetti di un giudizio scellerato si fanno già sentire. Non solo le imprese possono violare le più elementari norme sulla sicurezza del lavoro, ma impongono ai lavoratori un prezzo salatissimo. Gli Rls si trovano costretti a dover pagare una somma ingentissima. Il Mondo che Vorrei Onlus sta a fianco di chi difende la vita umana».