Tra guerra e pace, in Europa la Francia ha storicamente avuto relazioni costanti con la Russia, su uno sfondo di fascinazione reciproca. 115 mila russi risiedono oggi in Francia. In un periodo di guerre fraîche tra Mosca e la Ue, mai a Parigi si è parlato tanto della Russia. Come se Putin avesse deciso di indebolire il fronte ostile crescente nella Ue, passando per la strada più facile e più vulnerabile. Proprio nel momento in cui ha assunto la carica di presidente del Consiglio europeo il polacco Donald Tusk, ex primo ministro conservatore che ha dichiarato l’intenzione di approfondire i legami con gli Usa (accelerazione del negoziato Ttip) e la Nato, per contrastare la volontà di dominazione russa.

L’onnipresente ambasciatore russo in Francia, Alexandre Orlov, ha inaugurato l’albero di Natale alto 25 metri di fronte a Notre-Dame, dono di Mosca (80 mila euro) perché, come scrivono i giornali russi, «la Francia non ha più soldi». Un dono ben accetto dai prelati della cattedrale. A due passi dal Musée du Quai Branly, dalla scorsa estate enormi gru lavorano alla costruzione del grande centro culturale russo, che ospiterà una scuola elementare, un istituto slavo e una chiesa ortodossa (meno alta di quanto previsto, gli architetti sono stati obbligati a rivedere il progetto per non sfidare la vicina Tour Eiffel). Un investimento di almeno 100 milioni di euro, finanziato da Mosca. A novembre, nel Marais, si è svolto il primo salone di letteratura russa, Russkaya Literatura. Molti scrittori francesi hanno pubblicato di recente libri che raccontano storie russe (Oliver Rolin, Emmanuel Carrère, Antoine Volodine, Mathias Enard, Andrei Makine). Il piccolo museo Zadkine si occupa di Russia e dei pittori, soprattutto ebrei russi, sono stati invitati alla alla Mairie dell’VIII arrondissement, con una mostra sulla trasmissione dell’arte tra padri e figli. Ci sono state anche voci, smentite con forza dal protagonista, di un possibile regalo russo (un quadro di Picasso) per Michel Platini, con lo scopo di corrompere il presidente della Uefa ed ottenere per Mosca il Mondiale di calcio 2018. Alla morte del presidente di Total, Christophe de Margerie, il 20 ottobre scorso in un incidente all’aeroporto di Mosca,, Putin ha reso un sentito omaggio a «un vero amico» della Russia.

In piena crisi delle sanzioni Ue, la Russia è all’offensiva in Francia. Il caso che più fa discutere è il finanziamento concesso al Fronte nazionale, che a settembre ha potuto prendere a prestito 9 milioni di euro dalla First Czech-Russian Bank, legata al Cremlino. Una prima tranche di un credito che potrebbe raggiungere i 40 milioni. Due milioni di euro sarebbero anche arrivati personalmente a Jean-Marie Le Pen da una società di Yuri Kudimov, ex del Kgb, riciclato nel settore bancario, presente in Francia con consistenti investimenti. Al congresso del Fronte nazionale, lo scorso fine settimana a Lione, erano presenti del resto due personalità politiche russe di primo piano, il vicepresidente della Duma, Andrei Issaiev, e il vice-capo della Commissione affari internazionali del Consiglio della Federazione russa, Andrei Klimov. Un’amicizia in nome della difesa dei «valori cristiani» e dell’ostilità alla Ue. Ameryc Chauparade, deputato europeo del Fronte nazionale che ha insegnato per anni alla Scuola di guerra, è uno dei personaggi-chiave del legame con la Russia. La lobby filo-russa va comunque ben al di là del Fronte nazionale, è forte sia tra i militari che tra i politici, e copre tutto lo spettro parlamentare: Hollande, per esempio, nel 2012 ha nominato un filo-russo, Jean-Pierre Chevènement, ex ministro (anche della Difesa) di François Mitterrand, rappresentante speciale della Francia in Russia. Il saggista Jacques Attali sostiene anch’egli la necessità di relazioni distese con la Russia. In quest’ottica, la partnership orientale della Ue agli occhi di una parte consistente del mondo politico francese, a destra come a sinistra, avrebbe dovuto puntare a stabilire un ponte con Mosca, in particolare attraverso l’Ucraina, invece di confondere la Ue con la Nato. Ma la Francia ha perso potere a Bruxelles, si lamentano i più e così la nuova Europa ha preso la mano, coronata oggi con la presidenza di Tusk al Consiglio europeo.

La Russia conosce le debolezze attuali della Francia. In particolare, le titubanze sul caso dei Mistral, due portaelicotteri commissionate durante la presidenza Sarkozy. A causa delle sanzioni Ue la consegna del primo Mistral, il Vladivostok, è stata «sospesa». Hollande esita e alcuni sostengono che aspetti l’apertura della minima «finestra di tiro», verso fine anno, per consegnare la nave e onorare il contratto. Il ministro della difesa Jean-Yves Le Drian ha sospeso nel marzo scorso la cooperazione militare franco-russa, cosa che però non ha impedito a 400 militari russi di portare a termine, quest’autunno, il corso di formazione a Saint-Nazaire, porto dove hanno sede i cantieri che hanno costruito il Mistral . Sono invece sospese le trattative tra Renault Trucks Defense e i russi per la costruzione di blindati leggeri.

La Francia è uno dei principali esportatori di armi, la Russia è però solo al decimo posto (1,5 miliardi negli ultimi 10 anni), molto dietro l’Arabia Saudita, primo cliente. Ma i Mistral sono molto visibili. L’annullamento della vendita è visto negli ambienti economici come un precedente negativo, perché presterebbe il fianco alle accuse di non rispettare la parola data, dando una cattiva immagine e compromettendo eventuali altre vendite di armi (per esempio, i Rafale all’India, in discussione in questi giorni).

Ma non è solo la Francia a lacerarsi sulle relazioni con la Russia. Anche in Germania il dibattito è acceso. Angela Merkel oscilla, cercando di mantenere un ruolo di mediatore. Per la Germania la questione centrale è il gas, ma non solo: la Germania è il primo partner commerciale di Mosca e 6200 imprese tedesche sono presenti in Russia. Nell’ultimo rapporto, l’Aie (Agenzia internazionale dell’energia) sostiene che la Ue resterà dipendente dalle importazioni russe nei prossimi anni. A Bruxelles sperano che le sanzioni, il calo del prezzo del petrolio, il crollo del rublo, l’inflazione e la minaccia di recessione possano convincere Putin a più miti consigli.