La ripartenza del Teatro di Genova supera il muro del suono. Dopo Grounded di Brant sconfina nell’iperuranio di Solaris, il romanzo di Lem, ridotto per le scene da Grieg, trasferito sullo schermo da Tarkovskij (1971) e da Soderbergh (2002). Affascinante dilemma sulla complessa, misteriosa energia che regola il cosmo, Solaris proietta sulla sua superficie cloni di passato, immagini di subconscio, schegge di memoria. Andrea De Rosa «ospita» la messinscena interstellare nella bolla del teatro Modena. Un grande oblò da stazione orbitante solca la fantascienza ma l’aria che si respira è da salotto domestico. Dissolvenze di un futuro che è già passato e non ci appartiene se non come scolorita «impressione».
Magma di ologrammi, punteggiato da vagiti infantili, l’avventura di Solaris/De Rosa è il volo delle nostre coscienze scardinato dal peso delle recenti devianze pandemiche. C’è però un’ultima speranza, cullata dalle donne. Che ritrovata la loro identità cancellano astronauti e cosmonauti. Fortificano l’auspicio Federica Rossellini, Giulia Mazzarino, Sandra Toffolatti con Werner Waas che guarda Alphaville di Godard che contagia Martone e Umberto Orsini che riflette in video da siderale competenza.