Nel 2016 100 Yen Love è stata la pellicola giapponese candidata nella categoria dei migliori film stranieri agli Oscar, opera indipendente diretta da Masaharu Take. Il film racconta la storia di una giovane ragazza giapponese nullafacente ed in lotta con la sua famiglia che grazie alla scoperta quasi casuale del pugilato riesce a dare, almeno temporaneamnte, un senso alla sua vita. L’ottimo soggetto e sceneggiatura sono opera di Shin Adachi, che seppur con qualche sbavatura e caduta di stile, riusciva a creare una delle migliori pellicole indipendenti ed a basso costo venute fuori dal Giappone negli ultimi anni, anche grazie alla magnetica presenza di Sakura Ando nel ruolo della protagonista.

Il quarantatreenne Adachi lo scorso ottobre ha presentato, nel corso del Tokyo International Film Festival, 14 that Night, il suo debutto dietro la macchina da presa, lungometraggio attualmente nelle sale dell’arcipelago nipponico. Si tratta ancora una volta di un film indipendente, girato con un basso budget e che in parte riprende l’idea di base di Stand By Me, aggiungendovi però una forte dose di comicità ed erotismo mischiata con le disfunzionalità familiari così care al cinema nipponico.

Gli eventi si svolgono nel 1987 in una cittadina della provincia giapponese dove vive il giovane Takashi, studente di scuola media con una famiglia sull’orlo della tragedia, il padre, uno scrittore mancato che passa le sue giornate rinchiuso in casa a bere ed a trascinarsi da stanza a stanza, la madre, donna ricolma d’astio verso il mondo e la nonna, sempre troppo benevola con tutto e tutti. Takashi cerca di sfuggire a questa quotidianità incolore e mediocre assieme a tre dei suoi amici, attraverso la frequentazione di un videnoleggio locale, innamorandosi anche di una sua ex compagna di scuola, ora la donna del capo di un gruppo di bosozoku, le bande di motociclisti ribelli così popolari fra gli anni settanta ed ottanta in Giappone.

La gang di amici si mette in moto ed escogita un piano per poter partecipare ad una sedicente sessione di autografi nel videonoleggio a cui dovrebbe partecipare una famosa attrice a luci rosse, ma è proprio da qui che comincieranno una serie di avventure tragico surreali che porteranno Takashi ad incontri e scoperte uniche.

Il film è prima di tutto un tuffo nella sottocultura nipponica del periodo, i già citati bosozoku , ma anche il mondo delle videocassette e dei videonoleggi che, tanto in Giappone quanto nel resto del mondo, cambiò il modo di esperire il cinema durante gli anni ottanta. Ad un livello più profondo, con il sesso presente quasi in maniera ossessiva nella testa dei giovani ragazzini come un territorio da conquistare a tutti i costi per diventare adulti, 14 That Night è un intenso ritratto di tutte le contraddizioni, i sogni, le delusioni e le scoperte che passano per la testa di un ragazzo di 14 anni. Se le comiche scenette di stampo erotico sono forse troppo presenti e la mano viene calcata un po’ troppo, la seconda parte della pellicola rivela delle interessanti ed improvvise deviazioni narrative che alzano e di molto il livello del film.

È così alla fine della proiezione si lascia il cinema con il senso quasi malinconico di aver (ri)vissuto l’emotivamente complessa giornata di un giovane ragazzino giapponese degli anni ottanta. 14 That Night si svolge infatti tutto in circa 24 ore, comincia la mattina di un giorno qualsiasi e finisce la mattina del giorno seguente. Conoscendo i gusti e le scelte dei selezionatori del Far East di Udine e considerando che 1000 Yen Love venne presentato proprio lì nel 2015 , quasi certamente vedremo il film nel capoluogo friulano in primavera.

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