Complicato e stanco è il rapporto della poesia con il nostro tempo: le grandi e piccole case editrici faticano a venderla, faticano anche a riconoscerla, la buona poesia, confusa e perduta com’è nell’affollato universo delle scritture contemporanee. Per gli editori la poesia è difficile da diffondere, tranne qualche eccezionalissimo caso. Ed è proprio così. Meglio affidarsi ad altro. Ma fatti nuovi intervengono a smuovere le acque stagnanti d’un sistema che tende alla stasi: assistiamo ora alla nascita di micro realtà editrici felicemente indipendenti. Diffondono poesia, indipendenti nelle intenzioni, nella linea, indipendenti nel modo di fare libri e di distribuirli, indipendenti nella logica super partes, indipendenti per la vivacità ideativa e la capacità di muoversi al di fuori delle problematiche e delle schiavitù dell’editoria tradizionale.
Sartoria Utopia, ad esempio, è una «capanna editrice» di poesia contemporanea. Il progetto è nato a Milano, più di un anno fa, dalle menti e dalle mani di Manuela Dago e Francesca Genti – poetesse e artiste – che amano definirsi Sante Sarte Tope Utopiche. Questa capanna si regge su un vero e proprio laboratorio che dichiara l’intento di non separare la teoria dalla pratica affermando, anzi, la necessità di fare poesia (poiein) rimanendo ostinatamente all’interno di quel sogno che muove ogni forma d’arte verso un senso ultraestetico, cioè umano: menti che pensano, mani che lavorano, persone che sognano.
Sartoria Utopia progetta, stampa e cuce libri di poesia dei più interessanti autori della scena poetica contemporanea italiana. Ogni libro è pensato nella forma, cucito a mano e decorato da collage, uno diverso dall’altro. In pratica ogni libro è un pezzo unico e ha la particolarità di essere coloratissimo. Le copertine si ispirano alle poesie che all’interno dei libri scorrono di pagina in pagina e attraverso le mani delle sarte utopiche, diventano libri d’artista, si fondono con l’ispirazione per cui quei versi sono nati nella mente del poeta o della poetessa che li ha scritti: sembra un progetto di nascita e rinascita continua, c’è qualcosa di rigenerante che contagia nella voglia di fare in libertà, a partire da sé verso gli altri e viceversa, in un processo artistico altamente comunicativo. In questi libri cuciti a mano tutto tende a uscire dagli schemi: la poesia tocca l’arte, l’arte tocca la poesia per amore, in quel principio speranza che a sua volta tocca il mondo. È un tocco irriverente, caldo, «a dispetto di tanto algido intellettualismo diffuso».
A questo tocco il mondo reagisce, capisce. I libretti si moltiplicano. Scorre inventiva, vitalità, colore. Dicono le autrici-editrici: «Sartoria Utopia è un progetto che non vuole rimanere relegato all’ambiente puramente letterario o degli addetti ai lavori, ma «tracimare» usando la poesia, la carta, il colore, i pennarelli, le matite e il filo di lino: cosa c’è di più utopico di questo?». E infatti il motto che sostiene il progetto dice «non esiste che non esiste!». Sì, esiste, certo. Quel senso diffuso di nascita, quel mettere al mondo per amore fa miracoli: i libri grandi e piccoli circolano parecchio.
Si vendono a prezzi che vanno da uno a qualche decina di euro. Si distribuiscono ai festival di poesia, nelle gallerie d’arte, in occasioni ad hoc. A guardare il calendario delle eventi, il tour estivo di Sartoria Utopia sembra interminabile. Sono situazioni lontanissime dalla logica della distribuzione nelle librerie: i libri si vendono di persona, a mano, così come a mano sono stati fatti.
Sono libri che piacciono, a volte stanno in tasca, mostrano la cura che hanno richiesto, portano impresso il piacere con cui sono stati realizzati: è bastato un piccolo spazio, poesia, determinazione. E comunanza d’intenti, inventiva, autonomia di pensiero. Per la collana I Samurai, è recentissima l’uscita di Bastarde senza gloria, «l’antologia più contundente del reame» dicono le sarte.
La raccolta, a cura di Francesca Genti, include poesie di Gemma Gaetani, Alessandra Racca, Alessandra Carnaroli, Anna Lamberti-Bocconi, Valentina Diana, Silvia Salvagnini, Manuela Dago, Francesca Genti e Chiara Daino, nove voci poetiche tra le più eccentriche ed eterodosse della scena italiana contemporanea, chiamate a misurarsi con una forma di scrittura antica quanto attuale: l’invettiva. Apre la raccolta una poesia di Gemma Gaetani titolata, appunto, Io odio…dove la quantità di cose odiate è notevole. E non meno forti, ciascuna a suo modo, sono le voci che seguono: «Rabbiosi, comici, civili, vitali, tragici, i testi delle poetesse testimoniano quanto oggi sia ancora vivo e urgente il bisogno di comunicare rivolta e resistenza usando uno strumento non solo capace di porre, ma anche di innalzare: la poesia».
I Samurai sono realizzati a mano in ogni loro parte: dalle copertine, serigrafate artigianalmente e incollate su cartone fino alla rilegatura con cucitura giapponese. Certo l’idea della sartoria rimanda a quell’antica pratica femminile che punto dopo punto, in un luogo separato dal mondo, cuciva il bello e il necessario, senza che nessuno ci facesse caso, ma qui la sartoria è utopica: qui le giovani sarte contano sul tempo presente quanto sul tempo a venire. Lavorano, inventano, mettono al mondo con forza creativa assai visibile, intenzionale, irriverente.
Si tratta di quell’irriverenza, anche dolorosa, capace di tenere insieme. Sì, nella «capanna editrice» di Sartoria Utopia c’è quel partire dall’antico tradizionale gesto del cucire per andare oltre e tenere insieme ciò che si va disfacendo, per adunare ciò ch’era sparso: esistenza, arte, filosofia…poesia, carta, colla, filo. C’è speranza. C’è ancora tanto qui, a portata di mano. Tutto qui dimostra che il mondo è ancora fattibile, nuovamente, creativamente.
Il colorato catalogo di questa poetica sartoria è già vasto, e ampiamente consultabile al sito http://sartoriautopia.freshcreator.com/