«Come si dice Alba Dorata in bulgaro?» Mentre i venti di guerra soffiano dall’Ucraina, è questo il quesito che campeggia sui giornali di Sofia. Non perché l’eco di Majdan o del braccio di ferro in Crimea non facciano sentire i loro effetti anche qui, ma perché l’incendio di Kiev è stato in qualche modo anticipato da un’altra «emergenza», quella dell’arrivo di migliaia di rifugiati in fuga dal conflitto siriano. Un tema che, insieme alle proteste popolari contro la crisi e gli scandali che hanno coinvolto politici e oligarchi, ha dominato la scena nell’ultimo anno, alimentando un forte ritorno del nazionalismo. Al punto che in molti temono le possibili ripercussioni interne di quanto sta accadendo in Ucraina.

La Bulgaria è un osservatore particolare per diversi motivi. Da un lato perché Kiev rappresenta uno dei maggiori partner economici di Sofia nella regione, dall’altra perché in Ucraina vive una comunità bulgara forte di oltre 300 mila persone. Ma non è tutto. I due paesi fanno entrambi parte dell’Organizzazione per la cooperazione economica nel Mar Nero e Sofia punta molto sul cosiddetto «partenariato orientale» dell’Unione europea.

Il punto di vista bulgaro è perciò complicato. Così, il governo di centrosinistra del paese più povero della Ue si è timidamente allineato a Bruxelles, anche se il presidente della repubblica, di centrodestra, ha messo l’accento sui rischi per la sicurezza del paese e ha annullato all’ultimo momento una visita di Stato in Ucraina già in calendario. Anche l’estrema destra di Ataka, il partito fondato nel 2005 dall’ex giornalista televisivo Volen Siderov, che con i suoi 26 deputati, pari a circa il 10% dei consensi, sostiene un governo socialista di minoranza, ha un atteggiamento ambiguo sull’Ucraina.

Anti-islamico, anti-turco, nemico giurato dei rom, voleva «farne sapone», sostenitore del panslavismo e degli ultrà della Chiesa ortodossa, Ataka chiede l’uscita del paese dalla Nato e dalla Ue, ma è contemporaneamente vicino ai fascisti ucraini di Svoboda con cui ha condiviso diversi tentativi di costruire un network europeo.

La stella di Siderov, personaggio emblematico della politica bulgara dell’ultima stagione, abituato a suscitare scandalo sia per il suo esplicito razzismo che per la sua inettitudine (era sulla spiaggia cubana di Varadero mentre in parlamento si votava la finanziaria) si è affermata negli anni del governo conservatore di Boiko Borissov, grande amico di Berlusconi, ma continua a brillare grazie all’alleanza contro natura con i socialisti del premier Plamen Oresharski. Ora, però, la sua leadership è minacciata dallo sviluppo di un nuovo estremismo.

Cosa sta accadendo? In Bulgaria l’allarme rifugiati ha caratterizzato in negativo l’ultimo anno. In 11 mila sono entrati nel paese provenienti soprattutto dalla Siria, dieci volte di più che nel 2012. Se il governo ha scelto la via della repressione e ha schierato l’esercito, i razzisti hanno cercato di approfittarne. A Plovdiv, Filippopoli, come a Sofia sono state attaccate le moschee, e in alcuni casi anche le sinagoghe, mentre il quartiere dei mercati generali della capitale, dove si concentrano molti immigrati è stato assaltato a più riprese dalle bande neonaziste. Ferito gravemente, un ragazzo algerino di 17 anni lotta da settimane tra la vita e la morte, mentre un rapporto di Amnesty International denuncia una media di dieci aggressioni razziste al mese.

All’origine di queste violenze ci sarebbero figure già legate all’internazionale nazi-skin di Blood & Honour o a gruppi neonazisti come Resistenza nazionale e il Partito nazional-radicale bulgaro. Gli stessi personaggi che, insieme ad alcuni ex quadri giovanili di Ataka, hanno lanciato da qualche settimana una nuova sigla in vista delle elezioni europee, il Partito nazionale bulgaro, già ribattezzato l’Alba dorata di Sofia. Un movimento che chiede esplicitamente la «cacciata degli stranieri» e che sogna una «sollevazione di popolo» modello Majdan. Per rispondere a questa sfida, Volen Siderov ha siglato un accordo con Nikolay Barekov, discusso manager televisivo e giornalista, leader di un’altra formazione nuova, Bulgaria contro la censura, ma sta anche cercando di convincere Marine Le Pen a coinvolgere Ataka nell’alleanza europea in cui figura anche la Lega Nord. Gli ultimi sondaggi assegnano all’estrema destra solo il 5% dei consensi e altrettanto al nuovo partito di Barekov.

Anche se, sull’esito del voto peserà l’incognita Ucraina.