Immaginate una Lisbona piovosa, un venerdì d’autunno non caldo e non freddo, un fine settimana tranquillo, di quelli dove non succede niente. Ecco tutto vero, tranne che questo fine settimana, a Lisbona, si è scatenato uno dei più prorompenti terremoti politici del periodo democratico: José Socrates, primo ministro socialista dal 2005 al 2011, è stato arrestato all’aeroporto poco dopo le 23.

Evidentemente qualche cosa che non funziona nella penisola iberica c’è. Dopo la Spagna, anche in Portogallo si dovrebbe ormai parlare di operazione «mani pulite», perché non è solamente Socrates a dover salire sul banco degli imputati per reati molto gravi come frode fiscale, corruzione e riciclaggio di denaro, ma è un intero sistema bancario, economico e, ora, politico a essere messo sotto accusa. È il caso del recente fallimento del Banco Espirito Santo, che non poco aveva impensierito anche gli operatori di Wall Street, e la conseguente costituzione in extremis, di un nuovo istituto, il Novo Banco.

Le cose, certamente, sono slegate le une dalle altre, così come chiaramente i processi che poco a poco si stanno aprendo sul lato lusitano della penisola nulla hanno a che vedere con quelli spagnoli, ma certo, per quanto gli stati siano due, la loro storia ha teso spesso a seguire percorsi analoghi.

Socrates, come in parte anche Zapatero, ha rappresentato un momento di forte affermazione dei diritti civili. Durante gli anni del suo governo sono stati introdotti nell’ordinamento, tra gli altri, il matrimonio per persone dello stesso sesso e la depenalizzazione dell’aborto. Sono state fatte importanti riforme economiche che hanno portato la sperequazione tra ricchi e poveri a livelli minimi (anche se ancora molto elevati quando comparati con il resto dell’Europa).

Eppure nella memoria collettiva sia Socrates che Zapatero impersonano più di tutti gli altri la fine del sogno del boom economico che è seguito al processo di democratizzazione degli anni settanta.

Decisamente i cieli sopra Lisbona sono gravidi di incertezze. L’attuale governo di “centro” destra ormai è entrato in uno stato di letargia e il più che probabile prossimo primo ministro, il socialista Antonio Costa, attuale sindaco della capitale, ed ex ministro degli interni proprio nell’esecutivo guidato da Socrates, si insedierà il prossimo fine settimana alla testa di un partito profondamente diviso.

Sono mesi molto delicati, perché nel 2015 ci saranno le elezioni per il rinnovo del parlamento e non sono poche le forze che, in modo più o meno esplicito – tra cui il presidente della repubblica Annibal Cavaco Silva – vorrebbero un patto pre-elettorale tra centro destra e centro sinistra volto a garantire lo status quo. Insomma, l’obiettivo di molti, anche all’interno del Ps, è di evitare una “deriva” troppo a sinistra del paese. Antonio Costa, che pochi mesi fa ha vinto plebiscitariamente le elezioni primarie del suo partito, è tra coloro che con maggiore tenacia si è espresso contro questo tipo di soluzione. Tuttavia non tutti la pensano allo stesso modo, e il rischio ora è che lo spettacolare arresto di José Socrates (alcuni media erano stati invitati a partecipare all’evento), possa essere usato indirettamente contro Costa, per indebolire lui e la possibilità di evitare una grande coalizione.