Nel videogioco Democratic Socialism Simulator di Molleindustria (Paolo Pedercini, docente di game design alla Carnegie Mellon University) gestisco gli Stati Uniti d’America nei panni del suo primo governo socialista. Lo spunto è, ovviamente, la candidatura alle primarie democratiche di Bernie Sanders, ma il punto di partenza è un altro videogioco, Reigns di Nerial.

Come in Reigns, in Democratic Socialism Simulator vari personaggi (consiglieri, organizzazioni e gruppi di pressione, rappresentati qua come animali antropomorfi) compaiono a turno e mi mettono di fronte a questioni politiche a cui devo dare risposta scegliendo tra due alternative, ma mentre in Reigns il mio compito è prendere queste decisioni bilanciando quattro diverse statistiche, in Democratic Socialism Simulator devo ottenere il favore degli elettori, diminuire l’emissione di CO2 e aumentare il «potere della popolazione» (una statistica che riunisce uguaglianza economica, diritti dei lavoratori e impegno politico della cittadinanza) cercando intanto di non sforare troppo il bilancio, di mantenere il controllo del Congresso (necessario per le riforme più radicali) e di sopravvivere ai due mandati e alle due elezioni di metà mandato. Pedercini riesce a dare un ritratto spietato dei media, delle dinamiche interne al Partito Democratico USA e delle pressioni delle lobby, ma la simulazione delle intenzioni di voto è l’aspetto forse più interessante del videogioco: Democratic Socialism Simulator raccoglie l’elettorato USA in gruppi di elettori, ognuno caratterizzato da due diversi interessi che determinano come reagirà alle nostre decisioni. Per esempio, un gruppo potrebbe aver come interessi «welfare e servizi pubblici» e «ambientalismo», e un altro potrebbe avere «crescita economica e mercato libero» e «tagli alle tasse e austerità».

Ma a volte opinioni che sembrano provenire da due diversi estremi dell’arco politico, come «nazionalismo» e «diritti dei lavoratori», convivono nello stesso elettorato. Questa è una scelta consapevole e intelligente di Pedercini: «l’allineamento ideologico della maggioranza degli americani e più complesso, contraddittorio e multidimensionale di ciò che rappresentano i media» scrive l’autore presentando il gioco. «Siamo tentati di concettualizzare gli elettori come se stessero su un’asse che va da liberal a conservative . Questa semplificazione favorisce un punto di vista centrista: siccome i due estremi sono già politicamente orientati, l’unico modo per conquistare voti è concentrarsi sul centro moderato. In realtà è provato che gli indecisi possono avere contemporaneamente idee molto progressiste e molto conservatrici, e che gli astensionisti coprono l’intero spettro politico».

Insomma, il fantomatico centro moderato da rincorrere è un’illusione e, come mostra il gioco, portare avanti certe politiche può anche cambiare l’opinione dell’elettorato. Democratic Socialism Simulator è disponibile per PC, Mac, Linux e dispositivi Android.