La talpa è sgusciata via. Edward Snowden, l’ex consulente Cia che ha rivelato il grosso scandalo delle intercettazioni illegali messo in atto dagli Usa, ha lasciato ieri il terminal dell’aeroporto moscovita di Sheremetievo dov’era imbottigliato dal 23 giugno scorso. Il suo legale, Anatoly Kucherena, ha dichiarato che il governo russo gli ha fornito i documenti per poter uscire dal suo limbo di attesa e ha mostrato il permesso di asilo temporaneo intestato a «Snowden Edward Joseph», valido fino al 31 luglio del 2014 e rinnovabile per un altro anno. Senza quei pezzi di carta, l’ex tecnico informatico sarebbe rimasto bloccato lì senza ricorso, poiché i giudici del suo paese gli hanno annullato tutti i documenti poco prima che arrivasse in Russia da Hong Kong: spiccando un mandato di cattura internazionale per un bel cumulo di reati legati al furto di beni dello stato e allo spionaggio.
Snowden ha portato via dati segretissimi, diffusi dal Guardian in Gran Bretagna e dal Washington Post in Nordamerica e rilanciati, a seconda delle rivelazioni, dall’America latina all’Europa. La potente Nacional Security Agency (Nasa), per cui Snowden lavorava come contrattista, non spiava solo gli eventuali «combattenti nemici» o i paesi non graditi, ma anche gli alleati europei. E in America latina la Cia – che si serve della Nsa e di altre grandi agenzie – aveva installato cinque basi clandestine con relativo personale: per spiare i punti più caldi a livello economico e militare (Venezuela e paesi non più proni a Washington). Rivelazioni che stanno infastidendo l’amministrazione Obama e che hanno spinto il Congresso a chiedere spiegazioni ai vertici dell’intelligence, sempre più potenti e pervasivi con la scusa della «guerra al terrorismo». L’altro ieri, però, il Guardian ha pubblicato le prove che la Nsa non usava senza autorizzazione solo il programma Prism, ma anche il più insidioso Xkeyscores, un sistema di sorveglianza che consente di risalire allo storico di tutte le operazioni online di milioni di cittadini e di intercettarle. In causa anche le compagnie telefoniche che hanno fornito all’intelligence i dati privati dei cittadini. I vertici della sicurezza Usa hanno cercato di giustificarsi spiegando come funzionano i programmi di sorveglianza, che «non collezionano tutto». Hanno esibito i risultati della loro attività che avrebbero consentito di sventare «54 attacchi terroristici compreso un bombardamento alla metropolitana di New York». E hanno mostrato documenti desecretati con le autorizzazioni della Fisa Court, una Corte federale creata nel ’78 per approvare e sorvegliare indagini relativi a sospette spie straniere negli Usa, che invece ha esteso a dismisura i poteri della Nsa.
Dov’è ora la talpa del Datagate? «L’ho accompagnato fino al taxi ed è andato per gli affari suoi», ha detto l’avvocato, precisando che si trova «in un luogo sicuro» che non può essere rivelato ma che presto si farà vivo con i giornalisti. I rischi per la sua vita? In Russia, ha assicurato il legale, Snowden ha «amici americani» capaci di assicurare in un primo tempo la sua sicurezza. «Mosca è il luogo più sicuro per mio figlio» ha fatto sapere anche il padre del trentenne in fuga. Gli Usa hanno esercitato forti pressioni su Mosca ed è improbabile che mollino la presa. Tra Mosca e Washington non esistono trattati di estradizione, ha risposto però dal Cremlino il presidente Vladimir Putin. Gli Stati uniti non hanno peraltro formalizzato nessuna richiesta in questo senso, ma hanno lasciato capire che la visita ufficiale di Barack Obama, prevista all’inizio di settembre, prima del G20, potrebbe non essere confermata. «Siamo profondamente delusi dalla decisione – ha fatto sapere il Pentagono – alla luce di questo stiamo valutando l’utilità del vertice bilaterale con la Russia». Anche diversi deputati nordamericani hanno fatto fuoco e fiamme alla notizia.
Intanto il sito Wikileaks, che ha sostenuto a livello comunicativo e legale la talpa del Datagate ha fatto sapere che Snowden ringrazia la Russia e ritiene che abbia «vinto la giustizia». Il sito ha anche annunciato che l’ex tecnico informatico della Nsa intende fornire «importanti dichiarazioni» sul caso del soldato Bradley Manning, che rischia più di 100 anni di carcere per aver passato a Wikileaks oltre 700 mila documenti top secret sulle violazioni del Pentagono: lo scandalo del Cablogate che ha costretto alla fuga il cofondatore di Wikileaks, Julian Assange. Da oltre un anno, Assange è bloccato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra che gli ha dato rifugio, inseguito da una richiesta di estradizione in Svezia da cui può essere inviato negli Usa. Lì seguirebbe la sorte di Manning a cui, come sembra probabile, verrà inflitta una «condanna esemplare». Assange è intervenuto l’altro ieri a una conferenza mondiale degli hacker in cui ha parlato della pervasività dei sistemi di sorveglianza e della «parabola di Google». E a Mosca Pavel Duron, fondatore della rete sociale russa Vkontakte, nota come il «Facebook russo», ha offerto a Snowden di lavorare per lui come programmatore.