Il 21 giugno Edward Snowden ha compiuto 30 anni e ieri come regalo di compleanno i procuratori federali della Virginia, come anticipato dal Washington Post, hanno chiesto il suo arresto a Hong Kong. I reati sono pesanti: spionaggio e furto di proprietà del governo Usa.

Stando a quanto si è appreso da fonti governative, Washington sarebbe inoltre pronta a chiedere l’estradizione dell’ex agente Cia. Si tratta di una svolta della vicenda Prism, il piano di monitoraggio on line dell’Agenzia per la sicurezza nazionale americana, rivelato proprio da Snowden al Guardian.

Snowden stesso, attraverso un’intervista video al quotidiano britannico aveva confessato di essere la fonte dello scoop, annunciando di essersi rifugiato ad Hong Kong. Alcuni giorni dopo Snowden aveva concesso un’intervista al quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, nella quale aveva specificato che tra i paesi monitorati dal programma Prism c’era anche la Cina e che la sua «fuga» ad Hong Kong non aveva alcun legame con Pechino.

La presenza di Snowden a Hong Kong aveva immediatamente insospettito gli Stati Uniti che – forse non a torto – non si erano detti certi circa la completa innocenza di Pechino in tutta l’operazione. E ieri, a fronte della notizia sulla richiesta di estradizione, Snowden, ancora al South China Morning Post, ha rivelato che gli Usa avrebbero spiato i cinesi anche attraverso le compagnie telefoniche, «rubando migliaia di messaggi testuali».

Secondo Snowden infatti «c’è molto di più di quanto uscito finora, la Nsa usa tutti i metodi di hacking, compresa l’intercettazione delle compagnie telefoniche cinesi, per rubare i dati degli sms». L’ex agente Cia già considerato un «eroe» da molti utenti del web cinese – e anche in occasione del suo compleanno, specie ad Hong Kong ci sono state nuove manifestazioni in sua difesa – con queste dichiarazioni non ha fatto che confermare la rabbia cinese contro le intrusioni americane. I messaggi di testo costituiscono lo strumento di comunicazione in assoluto più usato dai cinesi: solo nel 2012 in Cina si sarebbero scambiati quasi 900 miliardi di sms.

Rispetto alla richiesta di arresto e di estradizione, invece, la situazione ad ora è di stallo: le autorità di Hong Kong non hanno risposto ufficialmente alle ultime novità. Secondo il commissario della polizia di Hong Kong Andy Tsang, l’ex colonia britannica tratterà il caso in conformità con la legge locale «che non è la legge degli Stati Uniti». Nel frattempo il quotidiano Apple Daily, ha rivelato che la polizia di Hong Kong avrebbe assicurato una casa sicura a Snowden, garantendogli una forma di protezione, mentre le prime indiscrezioni lasciano pensare che Hong Kong possa passare la patata bollente direttamente a Pechino, chiedendo al governo cinese di esprimersi al riguardo. Il parlamentare Leung Kwok-hung ha detto che Pechino dovrebbe incaricare Hong Kong di proteggere Snowden dall’estradizione, esortando la gente di Hong Kong a «scendere di nuovo in piazza per proteggerlo».

Pechino non si è ancora espressa, ma in generale la pratica di estradizione potrebbe durare anche anni: secondo alcuni legali interpellati dal Guardian, in questi casi le autorità di Hong Kong dovrebbero trovare un reato equivalente a quello sostenuto dagli Usa nell’ordinamento locale, altrimenti Snowden potrebbe essere teoricamente libero di lasciare la città. Simon Young, professore di diritto presso l’Università di Hong Kong, ha detto al Guardian che mentre per quanto riguarda il furto si potrebbe facilmente trovare un’equivalenza a Hong Kong, i reati di spionaggio finirebbero per dare luogo a lunghi «contenziosi» nei tribunali. Comunque vada, quindi, non si può dire che Snowden non abbia visto giusto, rifugiandosi così vicino a Pechino.