Soffochiamo con un’alzata di spalle. Il retro pensiero tossico secondo cui si ammalano sempre gli altri forse è all’origine del fatto che l’opinione pubblica continua a non scandalizzarsi se a metà di ottobre, tutti gli anni, la politica finge di trovarsi spiazzata davanti al cosiddetto “allarme smog”. Lo scorso 9 giugno, per dire dell’ultimo inutile tentativo di metterci una pezza, il governo si era impegnato a firmare un protocollo d’intesa con quattro regioni della pianura padana (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) che si sarebbero impegnate a mettere in campo alcune azioni in contemporanea in caso di impennata degli inquinanti da traffico e da riscaldamento.

E adesso che ci siamo, quattro mesi dopo, con le centraline di rilevamento delle polveri sottili che quasi ovunque nel nord Italia sono ben oltre la soglia di 50 microgrammi al metro cubo di Pm10, scattano solo blocchi del traffico parziali e non risolutivi (dei veicoli più inquinanti) e impercettibili diminuzioni di temperatura nelle case – impossibili da imporre; si parla di 1 grado in meno quando ci sono città con temperature intorno al 25 gradi.

In Emilia Romagna quattro città (Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Ferrara), dove lo sforamento delle polveri sottili è andato oltre il 35esimo giorno, hanno deciso il blocco dei veicoli diesel fino all’Euro 4 compreso. In Lombardia da ieri, dopo il quarto giorno consecutivo di Pm10 alle stelle, è scattato il blocco delle auto più inquinanti (provvedimento che inciderà pochissimo sul traffico automobilistico). Sono sette le province con l’aria irrespirabile per milioni di cittadini: Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova, Lodi e Monza. A Torino la giunta di Chiara Appendino invece ha deciso di estendere il divieto anche ai mezzi diesel Euro 5 qualora i livelli di inquinamento non dovessero calare entro venerdì: una decisione più coraggiosa che ha scatenato una polemica con la Regione Piemonte (in questo caso il provvedimento riguarderebbe circa 500 mila auto che non potrebbero transitare nel capoluogo). La stessa brutta aria tira anche in tutti i capoluoghi del Veneto, dove i limiti sono stati superati per più di 35 giorni.

Tutto qui. Come sempre, solo vento e pioggia potranno migliorare la situazione. C’è da dire che il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti di fronte alla solita “emergenza” se non altro ha il buon cuore di volare basso, “in pianura padana c’è bisogno di interventi forti per la riduzione delle polveri sottili, abbiamo bisogno che tutti i comuni di quella zona li facciano insieme con la stessa determinazione, perché le polveri sottili non si fermano al confine di un comune”. Dopo l’apologia dell’ovvio, quasi un segno di resa: “Non dico che questo risolverà il problema, ci siamo incamminati in una strada che nel breve periodo potrebbe dare risultati”. Ha illustrato anche qualche idea, ma è del secolo scorso: “Abbiamo un parco veicoli molto obsoleto, credo che dovremmo intervenire, l’incentivazione alla rottamazione è una misura che dovremo prendere ed è contenuta nella Sen, la Strategia energetica nazionale”. Non lo sfiora neanche l’idea che l’automobile sia il problema e che l’unico incentivo dovrebbe essere investito nella mobilità pubblica sostenibile. A questo proposito c’è anche una cifra che fa sorridere, Galletti la definisce “strumento forte”: sono 35 milioni di euro per un bando nazionale. Forse basterebbero per rifare le strisce pedonali (scolorite) della capitale del paese più inquinato e mortifero a causa dello smog.

Perché questo è il problema. Secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, elaborati dai Verdi e rimossi dalla politica e dall’opinione pubblica, l’Italia è ai primi posti della classifica europea di morti premature dovute allo smog: quasi 80 mila morti nel 2014 (dei quali 59.630 a causa delle polveri sottili, 17.290 per le alte concentrazioni di diossido di azoto e 2.900 a causa dell’ozono a livello del suolo). Sono dati drammatici che dovrebbero spingere il governo ad imporsi obiettivi più ambiziosi di quelli annunciati dal ministro Galletti per pubblicizzare il suo piano di interventi: “Io credo che già il fatto di aver messo in campo questi strumenti almeno ci possa permettere, ma lo verificheremo, di evitare il deferimento alla corte di giustizia dell’Italia per i problemi che abbiamo. Questo il grande obiettivo che abbiamo a breve e speriamo di ottenere un risultato positivo. Speriamo”.