Tutto parte da un esposto di un cittadino, Roberto Mezzalama, presidente del comitato Torino Respira, che nel 2017 denuncia l’inadeguatezza degli atti e delle misure anti-smog adottati da Regione Piemonte e Comune Torino. Dati, riferimenti e integrazioni che vengono considerati d’interesse dalla procura di Torino. Tant’è che ieri, nell’ambito dell’inchiesta della Procura coordinata dal pm Gianfranco Colace, sono stati notificati diversi avvisi di garanzia ai vertici dei due enti, attuali e passati: alla sindaca Chiara Appendino e al suo predecessore Piero Fassino, al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e al suo predecessore Sergio Chiamparino, oltre agli assessori all’Ambiente che si sono succeduti dal 2015 a oggi. Sono tutti indagati per inquinamento ambientale colposo, un ecoreato entrato in vigore sei anni fa.

Gli sforamenti dei livelli di Pm10 sono un problema radicato per la città della Mole, spesso maglia nera nelle classifiche di Legambiente sull’inquinamento urbano. Secondo la procura, i due enti avrebbero adottato un sistema di allarme che ne prevedeva l’attivazione soltanto dopo ripetuti e consecutivi giorni di superamento dei limiti di Pm10, consentendo un incremento dell’accumulazione dello smog nell’aria. «Un’attivazione – si legge nell’ordinanza in un passaggio riferito al Comune – condizionata da una clausola tale da vanificare» le misure di intervento. Le norme della Regione «non tenevano conto della vulnerabilità di gruppi sensibili della popolazione, come i bambini». Le amministrazioni comunali torinesi prevedevano «numerosissime esenzioni di divieti di circolazione veicolare da compromettere l’efficacia dei blocchi» e non effettuavano i dovuti controlli anche per quanto riguarda il riscaldamento.

Nell’esposto del 2017 si denunciava la situazione di illegalità in cui versava la città di Torino per il ripetuto sfondamento dei valori Pm10 previsti da una direttiva comunitaria del 2008; per questo la Commissione europea aveva avviato una procedura di infrazione contro l’Italia. «Quella sulla qualità dell’aria è la prima indagine contro amministratori pubblici in materia di reato di inquinamento ambientale, uno strumento a tutela della salute dei cittadini», commenta Roberto Mezzalama, esperto di politiche ambientali.

Si difende la sindaca Appendino: «Il lavoro di questa amministrazione a difesa della qualità dell’aria, dell’ambiente e della sostenibilità è sotto gli occhi di tutti» riconosciuto «anche a livello europeo». Porterà «le iniziative intraprese sul tavolo del magistrato». Fassino si è detto sconcertato e stupito perché ha sempre optato per la tutela della qualità ambientale. Chiamparino rivendica di aver lavorato per ridurre inquinamento. E Cirio sostiene di aver sempre rispettato la normativa. Duro il commento di Antonio Decaro, presidente dell’Anci, a difesa degli amministratori pubblici; parla di beffa e si rivolge alla ministra Cartabia invitando a porre «un limite alla responsabilità dei sindaci».