«Mi è capitato spesso di non condividere le opinioni di Renzi, non condivido neanche questa volta. Ma ho rispetto per un leader che ha carisma e coraggio, cose che non abbondano a sinistra». Massimiliano Smeriglio, eurodeputato eletto nelle liste Pd, giura di non essere contento della scissione di Matteo renzi. «Sarà un passaggio difficile, da affrontare con lungimiranza. Accettando la sfida di Renzi sul terreno dell’innovazione». Perché, ragiona, «Renzi è in grado di stupire. Come ha fatto con M5S, seguendo la strada aperta da Bettini. E dopo aver pestato per mesi quelli come me che predicavano nel deserto il disgelo. Mossa tattica da applauso, con conseguenze straordinarie.

Va bene, Renzi è un grande tattico. Ma è questa la famosa bella politica?

Non c’è dubbio che siamo in presenza di una politica senza popolo, scissioni che si consumano nei palazzi. Non c’è vincolo popolare, sezioni, nulla di nulla. Questa è una patologia della sinistra sempre più grave. Ma diciamo la verità: non riguarda solo Renzi.

Ora voi che venite dalla sinistra fuori dal Pd chiederete di entrare nel partito?

Vedremo. Io sono stato eletto nelle liste Pd, la mia scelta l’ho compiuta per tempo. Su un punto Renzi ha ragione: ognuno faccia la propria parte, senza più alibi. Una scissione poi è sempre un trauma, si dividono storie, persone, comunità. Ne ho vissute diverse e ognuna lascia un segno. Ma può esserci anche un dato positivo, può aiutare il consenso della coalizione allargandone la base sociale.

Il Pd sembra sotto shock.

Mi stupisco dello stupore del Pd. La questione era sul tavolo da un bel po’. Ora, se il governo durerà. si aprirà una fase costituente, cambieranno assetti ed equilibri. Nulla sarà più come prima. Se addirittura invece di investire sulla democrazia capace di decidere, unico antidoto all’autoritarismo, si tornerà al proporzionale, allora il cambiamento sarà davvero radicale. Il Pd non sarà più il campo largo, il campo tornerà ad essere la coalizione composta da più gambe.

Quali?

Accanto al centro riformista di Renzi, potrebbe nascere un’aggregazione sui temi del municipalismo, della conversione ecologica dell’economia, della giustizia sociale, per dirla con le parole del sindaco Sala. Poi ancora realtà europeiste o di sinistra più radicale. Senza contare le evoluzioni importanti che interverranno sul piano della cultura politica nel M5S. Sono certo che su alcuni temi lo ritroveremo a sinistra del Pd. E infine naturalmente ci sarà il Pd.

Cosa sarà il Pd senza Renzi?

È il vero tema. Il Pd può avere un rilancio forte, quello che chiedevamo noi di Piazza grande. Ma solo se investirà sull’innovazione. Se resta fermo, rischia di diventare ostaggio degli equilibri delle correnti. La Ditta 4.0 non serve. Ma neanche il riflesso condizionato sul Pd casa dei moderati, utile solo per tenere insieme le componenti. C’è bisogno di ricette radicali per tirare fuori il Paese dal pantano. Dobbiamo avere il coraggio di rompere con la tradizione. La mozione Nostalgia Canaglia non va bene.

Zingaretti è ostaggio delle correnti?

Zingaretti dice spesso ’cambiamo tutto’, ’facciamo una rivoluzione’. È la strada giusta: guardare con curiosità alle contraddizioni e alle culture contemporanee. Il cambiamento climatico, i diritti umani, civili e sociali, generi e generazioni, modello di sviluppo e conoscenza. Bisogna produrre l’Epinay della sinistra italiana. Dobbiamo avere il coraggio di dire che alcuni approcci che ci trasciniamo dietro dalle culture politiche originarie sono inservibili.

Faccia un esempio.

Il reddito di cittadinanza va migliorato. Ma vai a dire a un ragazzo di vent’anni che sei contro il reddito perché aspiri alla piena occupazione nel lungo periodo. Quello, se non piglia il forcone, ti dirà che la sua vita è ora e ora ha bisogno di un sostegno pubblico.

Per Renzi il reddito è addirittura incostituzionale.

Vero. Ma lui e i 5 stelle per il Pd possono essere lo stimolo per non chiudersi nelle dinamiche interne e non introiettare ancora una volta il mantra delle compatibilità. Il buon senso dei nostri salotti di fronte al senso comune nazionalpopolare perde dieci a zero. Questa è la sfida. Bisogna essere pronti.

Nella nuova maggioranza, il Pd rischia di interpretare ancora la parte delle élite?

Il rischio c’è. Di più. La Leopolda è vicina. E se lì Renzi parlerà al Paese, magari schierando 500 under 30 intorno a sé, il Pd non potrà parlare solo a ciò che si muove nel suo interno. Sarebbe un errore imperdonabile. Capisco il dolore dei militanti per la rottura, ma bisogna cogliere l’opportunità, far crescere il campo democratico in grado di battere Salvini. Lui è il nostro avversario. Non basta averlo messo in minoranza nel palazzo, bisogna sconfiggerlo nella società. Questo il compito principale per ognuno di noi. Renzi compreso.