Massimiliano Smeriglio (vicepresidente del Lazio, Sinistra italiana, ndr), con altri lei domenica convoca a Roma l’incontro «Ossigeno per costruire l’alternativa». Dica la verità, vi offrite al dialogo con Renzi?

No. Almeno fin quando le politiche di Renzi saranno quelle attuali. Partiamo da un dato: l’81 per cento dei giovani dai 18 ai 35 anni ha votato No. In questo dato c’è, fra l’altro, un grosso no a tre cose: scuola, jobs act e voucher. La ’Buona scuola’ ha distrutto il rapporto tra il mondo democratico e centinaia di migliaia di insegnanti . Sul jobs act il Pd sembra persino pronto a rilanciare. I voucher sono un’infamia: l’uso distorto ha cambiato lo statuto materiale del lavoro. Io dialogo con chiunque metta in discussione almeno queste tre leggi. Per noi non c’è un problema di persone, ma di cose concrete.

Quando dice noi chi intende?

Compagne e compagni per i quali il problema non è mettere insieme i cocci delle vecchie scissioni o avere un limpido profilo identitario ma utilizzare le proprie passioni per cambiare le politiche del paese.

Dal 5 dicembre alcune personalità della sinistra- Pisapia, Zedda – hanno teso una mano a Renzi. A condizione che scarichi Alfano.

Alfano e Verdini non sono la priorità del paese. Intendiamoci: non mi ci alleerei. Ma per chi campa di voucher il punto non è Alfano ma migliorare la propria condizione. Io sono onorato di essere invitato lunedì a Bologna dal sindaco Merola, con Pisapia e Zedda, ma andrò a dire quello che penso. E che faccio al governo di centrosinistra della Regione Lazio.

Ma Vendola ha bocciato senza appello la scelta di Pisapia.

Ho detto come la penso. Ma aggiungo che la fatwa su Pisapia non va bene. Bisogna pazientemente dialogare con tutti, soprattutto con le grandi personalità della sinistra che hanno convinto centinaia di migliaia di elettori. È la differenza fra una discussione filosofica e una proposta politica.

Crede che il Pd cambi linea?

Il Pd vive una fase complicata, spero che sappiano organizzare una discussione ordinata utile al paese. Vedo che lì molte persone si pongono i miei stessi interrogativi. Bersani lo fa anche meglio di me, per esempio. E Nicola Zingaretti, che non è ascrivibile a nessuno dei campi interni ma si pone il problema di come riguadagnare la fiducia di milioni di cittadini.

I renziani a caccia di alleati dicono: il referendum è finito, guardiamo avanti. Impostazione corretta?

Il referendum ha dato un esito schiacciante e imprescindibile. Ma la sinistra non è il partito del No, in quel No c’è un mondo democratico ma anche tanto altro: destra, disincanto, paura, anche rancore contro chiunque provi a governare. Ma anche nel Sì ci sono motivi diversi. Non dobbiamo lasciare il campo del rinnovamento nelle mani del renzismo.

Starete nel percorso fondativo di Sinistra italiana?

Intanto ci sto di diritto, sono uno dei non molti iscritti. Noi stiamo facendo una battaglia limpida sul cambiamento dell’agenda del governo, dentro e fuori Si. Perché al momento Si è una piccola cosa preziosa e non va picchettata, perimetrata, trasformata nella caserma che non siamo mai stati. Dev’essere un soggetto plurale che si mette a disposizione del campo più ampio della sinistra. E da lì, di quello progressista.

Così però sarebbe la vecchia Sel. Fra i suoi compagni c’è dice che Renzi non è un accidente per il Pd; e che parlare con i socialdemocratici ormai è tempo buttato.

La socialdemocrazia, a differenza nostra, raccoglie ancora milioni di voti. La sua crisi c’era anche prima del 2013.

Ma Renzi è un macigno per questo vostro tentativo o no?

Renzi è stato sconfitto al referendum. Ma la nostra cultura politica non deve essere troppo indulgente sull’attacco alle persone. Per anni ci siamo nutriti di antiberlusconismo sterile. Se il Pd non cambia testa e idee difficilmente ci troveremo sullo stesso fronte.

Siete i governisti?

È un’accusa che viene da compagni che sono stati a lungo al governo e che ora improvvisamente hanno contratto una strana allergia. Una forza politica è fatta di insediamento territoriale, programmi, conflitti e risposte concrete che si praticano anche con la leva del governo, ove possibile.

Se si andrà al voto anticipato cosa dovrebbe fare la sinistra?

Il sistema proporzionale ora mette d’accordo tutti, o quasi. Senza alcune attenzioni, per la sinistra significherà il diritto alla testimonianza, magari a rieleggere, abbondo, dieci parlamentari. Ma i ’sistemici’ potranno mettersi d’accordo in parlamento per bloccare gli antisistemici a 5 stelle. Io sarei cauto a caldeggiare questo scenario. I 5 stelle non godono delle mie simpatie, ma un sistema in cui il palazzo si difende mi piace ancora meno.