Al Salone del gusto e all’evento gemello Terra Madre (l’incontro della rete mondiale delle Comunità del cibo), che si apriranno a Torino il prossimo 23 ottobre, non ci sarà un pezzo d’Africa e di Medio Oriente. Resteranno a casa i delegati di Sierra Leone, Liberia e Guinea, paesi dove è più grave l’epidemia di Ebola, e quelli dei villaggi della Siria, passati sotto il controllo dell’Isis.

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La decisione è stata presa da Slow Food Italia, che organizza entrambe le manifestazioni: «Una scelta difficile, – ha sottolineato il segretario generale Daniele Buttignol – non c’erano divieti delle autorità, ma alla fine abbiamo deciso che, per evitare eventuali pericoli, era meglio invitarli a restare a casa. Ma, non li lasceremo soli. L’Africa è strategica per la politica della nostra associazione. In questi momenti così difficili, aiuteremo le comunità dei paesi colpiti dal virus facendo loro arrivare contributi per l’acquisto di cibo e medicinali». Comunque, i loro prodotti saranno presenti al Lingotto. Rimane costante pure il rapporto con il Medio Oriente, dove, tra l’altro, la rete di produttori di Slow Food ha perso – sotto le bombe israeliane – Emad Asfour, 36 anni, delegato palestinese nella striscia di Gaza e in Cisgiordania. Emad nel 2010 aveva organizzato a Gaza un Terra Madre Day.

È confermato, invece, l’arrivo a Torino degli altri Paesi africani, dell’Afghanistan e dell’est Ucraina. La richiesta ai tre stati africani di non partecipare ha, però, scatenato la polemica del consigliere comunale Silvio Viale, storico esponente dei Radicali: «Mi auguro che i veri motivi siano altri, perché lo stop ai delegati africani a causa di Ebola è francamente eccessivo, non ha giustificazioni scientifiche e crea allarmismo verso tutti gli africani che giungono in Italia in aereo per qualunque altra ragione. Di fatto, Terra Madre, contraddicendo al proprio spirito, ha inaugurato la strategia di chiudere la frontiera aerea agli africani». Infine, Viale ha sollevato il dubbio che la presenza dei delegati avesse potuto ridurre il numero dei visitatori e, quindi, l’organizzazione «avesse preferito la discriminazione al rischio»quando invece «sarebbero bastati controlli clinici».

Non si è fatta attendere la replica di Slow Food: «La nostra scelta – ha spiegato Buttignol – è tesa prima di tutto a tutelare gli stessi delegati di Sierra Leone,Liberia, Guinea. Già nel passato, senza il virus Ebola, è capitato che alcuni nostri delegati fossero fermati e rimandati a casa senza motivi formali. Abbiamo avuto grandi difficoltà a ottenere i visti per l’edizione 2014 di Terra Madre. Per i delegati della regione di Kenema in Sierra Leone, dove abbiamo il nostro presidio della Cola e dove c’è un focolaio di Ebola, sarebbe impossibile uscire dai loro stessi villaggi. Abbiamo sottolineato come il tema centrale di questa scelta sia legato al diritto al viaggio, che è un diritto negato a tanta parte dell’umanità. In ogni caso, la delegazione africana di Terra Madre, con 500 persone, sarà la più numerosa».