Alla fine il premier slovacco Robert Fico ha dovuto cedere. Ieri il ministro dell’Interno Robert Kalinák, uno degli alleati più stretti di Fico, ha annunciato le sue dimissioni.
Il ministro dell’Interno e il capo di polizia Gašpár sono stati messi sotto pressione dai media e dall’opposizione fin dal giorno del ritrovamento dei corpi del giornalista slovacco Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírová. A volere le dimissioni si è aggiunto anche uno dei partiti di coalizione, il movimento centrista di minoranza ungherese Most-Híd, che ha trattato tutto il fine settimana con Fico e il suo partito, lo Smer (Direzione -Socialdemocrazia), sulla ricostruzione del governo. Secondo i critici, Kalinák e Gašpár non garantirebbero una prosecuzione imparziale delle indagini sulla morte del giovane giornalista e della sua fidanzata.

In passato, sotto la direzione di Kalinák e Gašpar, la polizia ha archiviato diversi importanti affaire svelati dalla stampa. Alcuni riguardavano anche l’ormai ex ministro e gli imprenditori a lui vicini. «Le dimissioni del ministro non sono sufficienti per ripulire lo spazio pubblico dalla corruzione e dalla mafia» ha reagito alla notizia uno dei leader dell’opposizione di destra Richard Sulik. Ormai l’obiettivo delle opposizioni è far cadere il governo. Le chiavi del futuro del governo le ha il movimento Most-Híd, che appare spaccato al suo interno tra il segretario Bela Bugar intenzionato a continuare l’esperienza governativa accontentandosi delle dimissioni di Kalinák e un’ala più radicale, che vorrebbe cambiare anche il premier e forse la maggioranza.

Fico e il suo governo si trovano sotto il tiro incrociato della piazza e del palazzo. Venerdì sono scesi in piazza decine di migliaia di slovacchi con manifestazioni, che in alcuni casi hanno superato per numero di partecipanti quelle di novembre 1989. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni del premier accusato di aver portato ai piani alti dello stato la mafia calabrese. A essere fatale per Fico la sua ex assistente Maria Trošková, che prima del suo impegno nell’entourage del premier era stata socia d’affari con Antonino Vadala, uno degli italiani indagati nell’ambito dell’uccisione di Kuciak.

Le spinte di piazze sono state alimentate dal presidente Andrej Kiska, che ha chiesto a gran voce una ricostruzione completa del governo con un premier diverso da Fico o le elezioni anticipate. Il presidente della repubblica non può tutta via fare niente prima che ci sia una crisi parlamentare. Il premier ha reagito gridando al complotto. «Non è niente di meno che un colpo di stato. L’opposizione usa la morte tragica di due giovani persone per scalare il potere» ha detto il premier, che nei giorni precedenti aveva accusato George Soros di muoversi dietro le quinte per far cadere il suo governo. Le opposizioni hanno subito denunciato il carattere complottista delle tesi di Fico.

Sul fronte delle indagini invece le notizie sono molto poche. A due settimane dal ritrovamento dei corpi la polizia non sembra fare passi avanti. Unica pista, di cui si continua a parlare, è quella degli imprenditori di origine calabrese attivi nella Slovacchia orientale. Ad aiutare la polizia slovacca nelle indagini dovrebbe essere anche un team investigativo proveniente dall’Italia. Ma lo scetticismo verso le capacità della polizia slovacca è così alto che una parte dei media e della società invoca l’arrivo di un team investigativo internazionale, che faccia luce sul doppio omicidio. Un’idea tuttavia incompatibile con il Codice di procedura penale slovacco.