Le dimissioni del ministro dell’Interno slovacco Robert Kalinák, annunciate lunedì, alla fine non sono bastate. Ieri sera ha annunciato la sua disponibilità a lasciare l’incarico, «fin da domani» (oggi, ndr), lo stesso premier Robert Fico. A scatenare la crisi l’uccisione del giovane giornalista Jan Kuciak (e della sua fidanzata Martina Kušnírová) che nella sua ultima inchiesta tirava in ballo i piani alti del governo.

A convincere Fico a mollare la presidenza del governo sono state le tensioni all’interno di uno dei partiti di coalizione, la formazione centrista ungherese Most-Híd. Quest’ultima ha fatto sapere martedì di volere un governo profondamente ristrutturato e, di fatto, con un premier nuovo. «Nuovo governo e nuova responsabilità per continuare il cammino iniziato due anni fa», ha reagito alla notizia di possibili dimissioni il leader della formazione centrista Bela Bugar, che tuttavia non controlla del tutto il suo partito. Ad aumentare la pressione sul premier è stata la mozioni di sfiducia nei confronti del governo depositata dalle opposizioni di centrodestra. Con il voto, previsto lunedì prossimo, il governo avrebbe rischiato la spaccatura del gruppo parlamentare di Most-Híd, necessario per la sopravvivenza dell’esecutivo. In caso di sfiducia, l’opposizione sarebbe dovuta venire a patti anche con la formazione neonazista Lsns di Marian Kotleba, che ha all’Assemblea nazionale ben 14 deputati.

Fico tuttavia non si arrende senza condizioni. Il premier in carica dice di essere pronto a dimettersi, qualora il presidente della repubblica Andrej Kiska dia le sue garanzie su tre punti irrinunciabili. Fico vuole che il capo di stato rispetti l’esito delle ultime elezioni, mantenendo l’attuale coalizione governativa tra il suo partito Smer, i centristi di Most-Híd e i nazionalisti di Sns e nomini come premier una personalità designata dal partito di Fico. Tra i nomi che circolano il vicepresidente di Smer Peter Pellegrini o il ministro delle finanze Kazimir. Non è però detto che Kiska accetti le condizioni. La scommessa, da parte di Kiska, potrebbe essere un governo nazionale o del presidente. Il capo di stato slovacco ha dimostrato in questi ultimi dieci giorni di aver messo da parte l’imparzialità costituzionale e di essere apertamente all’opposizione dell’attuale governo. Un tale governo però potrebbe non essere gradito dalle opposizioni parlamentari di centrodestra che in questo momento di estrema debolezza puntano alle elezioni anticipate e a incassare subito i dividendi politici dell’omicidio Kuciak. Anche con le dimissioni di Fico la partita rimane aperta.