Ieri sera, al termine di una giornata campale per i 5S in parlamento, il vicepremier e capo del Movimento, Luigi Di Maio, aveva deciso di riunire i gruppi di Camera e Senato per fare il punto sulla legge di Bilancio, i decreti leggi in approvazione, Tap, Tav e, infine, il dossier più scottante perché il più caro all’alleato leghista: il dl Sicurezza e la relativa fronda dei dissidenti 5S, Gregorio De Falco, Paola Nugnes, Elena Fattori e Matteo Mantero. I quattro hanno il sostegno di almeno un paio di colleghi, che per ora non si sono esposti, e altri quattro sarebbero gli scontenti. La riunione è poi saltata per la mancanza dei pareri della commissione Bilancio e il redde rationem è stato rimandato a oggi pomeriggio. Il deferimento dei senatori dissidenti ai probiviri è una possibilità sul tavolo in caso di voto contrario al dl Sicurezza in aula: al secondo giro in parlamento l’approccio alle espulsioni (40 nella scorsa legislatura) appare più cauto così potrebbe essere tollerata, invece, l’astensione. Il clima è stato molto teso per tutta la giornata, le diplomazie hanno continuato a lavorare anche se una soluzione ieri era ancora lontana.

Nervi tesi anche alla Camera, visto che l’opposizione ha crocifisso i pentastellati al condono di Ischia. Così allo scontento di alcuni senatori si sta sommando quello di parte dei colleghi nell’altro ramo del parlamento, che rischia di esplodere sotto la pressione dei territori. La via crucis del dl Sicurezza, destinato comunque a essere approvato al Senato, potrebbe quindi trovare nuovi inciampi alla Camera, dove il presidente della commissione Affari costituzionali, il 5S Giuseppe Brescia, ha pronti altri emendamenti. Di Maio ha bisogno di correre ai ripari, visto che l’appello a muoversi come «una testuggine romana» non ha funzionato, cominciando a serrare le fila a palazzo Madama.

Salvini, intanto, assiste soddisfatto alle tensioni dell’alleato: «Si procede spediti, clima positivo e voglia di andare fino in fondo. Nessuna polemica e maggioranza compatta nel nome del diritto alla Sicurezza». Definire il clima «positivo» è sembrato un po’ ironico visto che dall’India è intervenuto ieri anche il premier Giuseppe Conte: «Non spetta a me valutare il rischio delle espulsioni, non sono il leader del M5s. Dico che abbiamo presentato un decreto, è legittimo fare osservazioni, ma poi c’è un momento in cui bisogna concentrarsi sull’obiettivo». Dal lato governista del Movimento si sono susseguiti i richiami all’unità: «Non ci sono dissidenti, ci sono parlamentari M5s – dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro -. Non so neanche se ci sarà la fiducia sul dl. Si sta lavorando ai miglioramenti del testo». Il capogruppo Stefano Patuanelli: «Le polemiche di pochi non inficiano l’ottimo lavoro a beneficio di tutti i cittadini. Il M5s è compatto».

I dissidenti hanno resistito alle pressioni provando però a tenere una porta aperta. «Abbiamo registrato qualche miglioria al testo ma il punto di approdo è ancora lontano. Il lavoro prosegue in aula» ha spiegato Gregorio De Falco. E Nugnes: «Il dl è partito male perché è mancata una sintesi in Consiglio dei ministri. Sono portatrice della visione iniziale del Movimento e non condivido questa trasformazione alla quale stiamo assistendo». Ma poi ha aggiunto: «Voglio votare contro ma non contro il governo. Se ci sarà la fiducia probabilmente mi asterrò. Non è finito lo studio del provvedimento, quando sarà finito si farà una valutazione. In aula ci sono tutti i voti, stiamo lavorando per trovare una sintesi, un punto d’incontro».

Più duro il collega Matteo Mantero: «Se votare contro il decreto o non votarlo lo deciderò la notte prima. Al momento sono più per non votarlo anche se ci fosse la fiducia. Se a un certo punto mi rendo conto di andare contromano, me ne torno a casa. De Falco e Nugnes erano disposti a ritirare gli emendamenti a fronte di una modifica sostanziale del testo, che non c’è stata. Il diritto d’asilo per motivi umanitari è il punto cardine che andrebbe cambiato».