Il Cagliari che si piazza di colpo tra gli astenuti è solo l’ennesima puntata di uno sceneggiato di dubbio valore che si chiude il 29 marzo. Ovvero, quando scadranno le offerte di Sky (750 milioni di euro, ma pronta ad assicurare subito metà del totale) e di Dazn (840 milioni di euro) per il diritti televisivi della Serie A 2021-24. Con il passo indietro strategico degli isolani, la Lega di A si spacca in due: dieci club a favore di Dazn, della sua offerta (accordo con Tim per il rafforzamento del segnale, Dazn si vede scaricando un’applicazione), altrettanti gli astenuti. Fronte diviso a metà, ma non solo. Per quanto sia poco credibile, a 10 giorni dalla scadenza delle offerte, il consulente legale della Lega Serie A, durante l’assemblea di due giorni fa ha riferito dell’offerta inammissibile di Sky, perché la procedura prevederebbe l’inserimento solo della valutazione monetaria, mentre il network di proprietà di Rupert Murdoch, avrebbe arricchito il pacchetto con un elemento qualitativo, rendendola un’offerta condizionata. E quindi non ammissibile, per la procedura di vendita dei diritti tv. Un tecnicismo, una rilevanza singolare, in realtà un assist per Sky che, ripartendo da zero, potrebbe rientrare con una nuova offerta sul pacchetto in co-esclusiva di tre partite: è la volontà di molti club che restano ancorati a Sky, a un rapporto che dura quasi da due decenni, sebbene una fetta delle società di A vorrebbe spacchettare il numero complessivo di partite, per poterne vendere almeno una in chiaro.

LO SCENARIO ATTUALE vede Dazn distante dall’assegnazione dei diritti tv della A. Servono 14 voti, al momento sono dieci, ovvero i club che chiedono (anche con toni perentori e litigi personali) al presidente della Lega di A, Paolo Dal Pino, di decidere al più presto: Juventus, Inter, Lazio, Napoli, Atalanta, Verona, Fiorentina, Milan, Udinese e Parma. Quindi, il paradosso: per manovre politiche e interessi personali, il broadcaster che offre di più e si è garantito l’appoggio di Tim per il rafforzamento del segnale in tutto il Paese, non riesce a garantirsi il pacchetto di partite. Ma non è l’unico stallo: anche l’ingresso dei fondi di private equity (il consorzio CVC-Advent-FSI) nella newco, in quota di minoranza (al 10%) al fianco dei club di A per la commercializzazione all’estero dei diritti tv del massimo campionato, è ancora in bilico. Tredici società sono contrarie, ma tra le sette contrarie (Milan e Roma a parte) ci sono le altre big del torneo. La sensazione è che la strategia di attesa del presidente della Lega di A Dal Pino porti alla scadenza delle offerte per i diritti tv, ricominciando così anche la trattativa sui fondi. Ma nulla si può escludere nella prossima puntata.