La mappa c’è, ma è per ora secretata. Martedì, la Sogin ha infatti consegnato al Ministero della Transizione ecologica la Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) a ospitare il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. E, ieri, lo ha annunciato. Si tratta di un ulteriore passaggio verso la difficile individuazione del sito che dovrebbe ospitare 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività e 17mila metri cubi di rifiuti a media e alta attività. Per buona parte lascito della gravosa eredità nucleare italiana.

La nuova Cnai è stata elaborata sulla base degli esiti della consultazione pubblica avviata il 5 gennaio 2021 con la pubblicazione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) e conclusa il 14 gennaio scorso. Ora, il ministero guidato da Roberto Cingolani – acquisito il parere tecnico dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) – dovrà approvarla con proprio decreto insieme al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili. Verrà così pubblicata sui canali online di Sogin, Isin e dei due ministeri.

La Cnapi aveva individuato 67 aree potenzialmente idonee sparse tra Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Dodici erano quelle con i voti più alti nella provvisoria graduatoria: due in provincia di Torino, cinque in quella di Alessandria e cinque in quella di Viterbo; secondo criteri, però, contestati dai vari territori. Durante il Seminario nazionale i rappresentanti di tutte le aree coinvolte si sono espressi contro l’insediamento del Deposito.

Tocca al governo levare il velo alla Cnai: una versione sfoltita aggiornata della Cnapi. La rosa dei siti si ridurrà ma di sicuro non le proteste. La pubblicazione avvierà quella che Sogin chiama «la fase di concertazione finalizzata a raccogliere le manifestazioni di interesse, non vincolanti, a proseguire il percorso partecipato da parte delle Regioni e degli Enti locali nei cui territori ricadono le aree idonee, con l’obiettivo di arrivare a una decisione condivisa del sito nel quale realizzare il Deposito nazionale».