Il “sistema Mose” in versione… discarica. Di nuovo politici, funzionari regionali, professionisti, Magistrato alle Acque e Consorzio Venezia Nuova protagonisti delle indagini della Guardia di finanza che ieri ha eseguito tre arresti e decine di perquisizioni e sequestri. I pm Giorgio Gava di Venezia e Sergio Dini di Padova hanno ricostruito il “giro” da 4 milioni di euro. Peculato, malversazione a danno dello Stato, abuso d’ufficio, falsità ideologica i reati contestati dalla magistratura.

Ai domiciliari è ristretto Fabio Fior, 57 anni, padovano, già sospeso per sei mesi a causa di un incarico incompatibile con il ruolo in Regione (è stato anche fra i membri della commissione Via). Con l’obbligo di dimora gli imprenditori Sebastiano Strano, 51 anni, di Saccolongo (Padova) e Maria Dei Svaldi, 47 anni, residente a Mogliano (Treviso). Ma l’inchiesta coinvolge soprattutto gli ex assessori regionali Renato Chisso (in carcere dal 4 giugno per le tangenti del Mose) e Giancarlo Conta (ora capogruppo Ncd in Regione), insieme ai funzionari Roberto Casarin e Paolo Zecchinelli, agli ex Magistrati alle Acque Maria Giovanna Piva e Patrizio Cuccioletta (entrambi già arrestati con Chisso), ai dirigenti del Cvn Roberto Rosselli, Roberto Pravatà e Johann Stocker, agli ex sindaci padovani Dionisio Fiocco (Sant’Urbano) e Lucio Giorio (Piacenza d’Adige) e a quello veronese Giorgio Passionelli (Torri del Benaco) e al commercialista Sergio Gionata Molteni.

In base alle 117 pagine dell’ordinanza firmata dal Gip Roberta Marchiori, società di fatto riconducibili a Fior hanno ottenuto fra il 2003 e il 2010 il “telerilevamento delle discariche abusive” e la certificazione ambientale in otto Comuni del lago di Garda. Tutti progetti finanziati dalla Regione, “convenzionati” con il Magistrato alle Acque e quindi affidati direttamente al Cvn che a sua volta si rivolgeva al pool di sigle che in sostanza “schermavano” il dirigente regionale.

Nella nicchia “green”, si replicava lo schema dei grandi cannibali delle paratoie mobili. Invece di 5 miliardi della più grande opera pubblica italiana in affidamento diretto al Cvn, i “rivoli” milionari della virtuale tutela ambientale venivano spartiti grazie ai finanziamenti regionali aggirando le norme sugli appalti. Il link fra Mose e discariche scatta grazie al Servizio informativo del Cvn: «Uno sperpero totale di soldi dello Stato a beneficio di nessuno che affida gli incarichi senza nessun tipo di gara, a parenti e amici» secondo la confessione di Piergiorgio Baita, top manager della Mantovani Spa. Ma i referenti politici sono identici, a cominciare da Chisso: è lui ad aver assegnato senza bando di evidenza pubblica il primo monitoraggio delle discariche abusive (un milione e 80 mila euro). Poi si replicherà con Conta per altri 3,7 milioni.

A cavallo fra palazzo Balbi e il Cvn, una “succursale” della Grande Opera con lo stesso sistema. Grazie a Rosselli, responsabile del Servizio informativo, e alla complicità degli altri funzionari del Cvn, il telerilevamento da 2,5 milioni finirà alla società Marrte srl, che secondo i riscontri di Fiamme Gialle e Procura è riconducibile a Fior. E sempre il dirigente della Regione “inventa” grazie al protocollo di Kyoto la riqualificazione della discarica di Sant’Urbano con Green project srl: un affare da 5 milioni (per altro andato male…) con Fior pronto a beneficiarne per interposta società…

Sono Fior & Chisso che sponsorizzano l’accordo di programma con il Magistrato alle Acque: così con la firma di Piva il 24 settembre 2003 convenzionano Zem Italia, Nord Est Controlli, Sicea, Eos Group. Immancabile il Cvn che inserisce Stc 2000 predestinata a curare studi e sondaggi del progetto. Di nuovo affidamento diretto, come per il Mose. Quindi tocca a Conta: il 26 maggio 2009 con Cuccioletta allarga l’orizzonte dei piccoli cannibali fino al Garda.

Intanto, sul fronte principale dello scandalo Mose, resta detenuto l’ex governatore e ministro Giancarlo Galan che (come Chisso: 8 milioni all’Est) avrebbe costituito un “tesoretto” fra le dune. Pronti a patteggiare la condanna a due anni, invece, gli imputati del business sussidiario: da Roberto Meneguzzo di Palladio Finanziaria al commercialista Paolo Venuti, depositario delle società di Galan. Anche l’ex generale Emilio Spaziante ha avanzato un’analoga richiesta a Milano, ma per una pena doppia.

Il 16 ottobre è già fissata l’udienza davanti al Gip per dieci indagati che hanno concordato il giudizio abbreviato: la coordinatrice del Mose Maria Teresa Brotto, il presidente Coveco Franco Morbiolo, l’ideatore delle false fatturazioni della Mantovani C. C., Luciano Neri, l’ex consigliere regionale Pd Giampietro Marchese, Gino Chiarini, Manuele Marazzi, gli imprenditori Mario Boscolo Bacheto, Dante e Gianfranco Boscolo Contadin.