Vestimenti è la mostra di Sissi che si snoda nei sotterranei di Palazzo Bentivoglio di Bologna (a cura di Antonio Grulli, visitabile fino al 19 aprile). Nel suo sinuoso e architettato percorso offre allo sguardo dei visitatori un universo di abiti-sculture dall’appeal sorprendente, che ricapitola la ventennale ricerca dell’artista sulla fenomenologia corporea di cui l’abito, con la sua valenza simbolica e identitaria, è il centro ispirativo.
Attraverso le varie performance, i video, le sculture in ceramica, i magnifici disegni, le fotografie, Sissi persegue una indagine, unica in Italia, che trasferisce il filosofico concetto di corpo come Leib e Körper, descrivendone la sua potenzialità semantica, soprattutto nell’epoca contemporanea. L’abito non è mai solo ciò che copre e riveste un corpo. È un feticcio simbolico del tempo che si vive, che lo anticipa o lo insegue come un cronometro che ne misura la linearità temporale. È soprattutto una estrinsecazione del sé, lo maschera o lo denuda, spesso delegando ad esso l’identità che si vuole mostrare all’esterno.

L’ABITO, a tutti gli effetti, è una sorta di passaporto identitario che muta, si trasforma, si modula interagendo tra sé stessi e il gusto collettivo, quindi il mondo. Al tempo stesso è anche uno strumento di differenziazione per distaccarsi dalle imposizioni correnti. Assumendo tali molteplici caratteristiche, l’abito ha innumerevoli coniugazioni e, spesso, per progettualità coincide con l’opera d’arte. Nel corso degli anni, molti sono stati gli artisti che si sono cimentati nella magnifica fusione che accorpa l’opera d’arte alla moda (Salvador Dalì, Lucio Fontana, Jana Sterbak, Jan Fabre, Raymond Pettybon, Christian Marclay, Sterling Ruby per esempio). Sissi scavalca il concetto di moda, deviando dai fenomeni legati ad essa come il fashion victimism, la brandizzazione, il trend eccetera, poiché è interessata all’abito come dimensione psichica e metaforica corporea.

«IL CORPO È UNA CASA e gli abiti lo abitano», pensa Sissi. Comporre l’abito per lei è una attitudine quasi fisiologica, nel suo ideare, tagliare i cartamodelli, cucire a macchina quasi quotidianamente ed esperirlo come una visionaria scultura che assimila la memoria infantile e il suo gioco, il sentimento, il recupero del gusto del tempo e della materia e, al tempo stesso, la visionarietà dell’oggetto che deborda dalle oscillazioni della moda e del comportamento. I suoi abiti sono sculture che decostruiscono il conformismo del gusto, che scavalcano le imposizioni delle tendenze e si generano dalla fusione di materie vegetali e inorganiche come pagliette metalliche, rafia e corde, passamanerie da tappezzeria, nastri, fili metallici, tele dipinte, carte cerate, rami, legni di mare, reti da pesca, festoni natalizi, tovaglie di plastica, trecce di capelli sintetiche.

SPESSO, NELL’ARDITEZZA delle composizioni, Sissi rimarca l’anatomia corporea, evocando organi come arterie e vene, realizzati in stoffa rosa, inanellati come lunghe collane che adornano l’abito e che rimandano all’interiorità, come nel caso di Leggersi dentro, 2014. I suoi capi peraltro sono portabilissimi, e si caricano addosso il suo stesso vissuto. Debordano, infatti, dalle linee proposte dai fashion stylist e acquistano unicità come oggetto artistico, poiché contengono quasi la stessa insubordinazione degli oggetti creati dall’artista Meret Oppenheim negli anni Trenta.
La mostra bolognese è una estesa costellazione di abiti incredibili, più video e la performance Abitare l’altro che l’artista inscena su un lungo palco bianco. Simile a un atelier sartoriale, in cui svettano dei rotoli di stoffe colorate, il tavolo con una macchina da cucire e vari cartamodelli realizzati in legno dalle forme biomorfe e agganciati ad un appendiabiti, la performance si protrae, in silenzio, per circa un’ora.

IN QUESTO ARCO DI TEMPO, l’artista, inguainata in una tuta color carne, segue la processualità tipica del couturier nello scegliere la stoffa, riporla sul cartamodello, tagliarla e poi cucire a macchina con scioltezza. Passa poi al fitting più volte per definire il vestito che alla fine si plasmerà in opera (peraltro offerto a un fortunato spettatore).
La rassegna è accompagnata dal catalogo edito da Corraini, con testi di Mariuccia Casadio, Antonio Grulli e un dialogo tra Sissi e l’artista Christian Holstad.