Con un colpo di mano, la Commissione incaricata di riformare la legge sui diritti politici e la rappresentanza parlamentare ha di fatto esteso i poteri presidenziali. Il nuovo capo dello Stato – con grande probabilità l’ex generale Abdel Fattah Sisi – potrà nominare 30 deputati del prossimo parlamento e quindi influire direttamente sulle maggioranze parlamentari del frammentato sistema politico egiziano. La commissione ha anche stabilito l’aumento del numero dei parlamentari, da 444 a 630.

Questo avviene in un contesto di costante incremento dell’influenza finanziaria dell’esercito. Secondo la stampa locale, i militari non hanno subito alcuna ripercussione dalla grave crisi economica che colpisce il paese. Hanno il controllo delle industrie di prodotti per uso civile, dalle lavatrici ai medicinali, e controllano industrie che lavorano beni di prima necessità, dal latte alla carne, fabbriche che producono apparecchi tv o attive nel settore agricolo.

In aggiunta, dopo il colpo di stato del 3 luglio scorso, il presidente ad interim Adly Mansur ha permesso procedure semplificate per l’assegnazione di progetti per la costruzione di nuove infrastrutture. L’esercito ha vinto così le principali gare d’appalto attraverso aziende controllate.

Non si placa neppure la furia dei giudici contro gli islamisti. La corte di Qaliubya ha condannato a morte 7 sostenitori dei Fratelli musulmani, accusati soltanto di aver bloccato la tangenziale dopo il massacro di Rabaa al Adaweya nell’agosto scorso. La sentenza è arrivata dopo le oltre 700 condanne a morte di sostenitori del movimento, ad aprile. Non solo: il governo ad interim ha congelato i beni di altri 30 leader della Fratellanza. Le attività di 12 ong e 5 aziende, appertenenti alla confraternita, sono state sospese. I giudici agiscono in applicazione del decreto che a dicembre ha definito il maggior partito di opposizione «movimento terroristico». Altre 1.055 ong sono sotto amministrazione coatta perché di proprietà della Fratellanza.

Sorte peggiore tocca ai media vicini alla confraternita. Il giornalista di al Jazeera, Abdallah el Shami, 26 anni, in prigione da agosto e in sciopero della fame da 4 mesi, sarebbe in condizioni critiche. Dopo la denuncia sul deterioramento delle sue condizioni di salute, il giovane sarebbe stato trasferito in un luogo sconosciuto.

Secondo molti, i leader del movimento in prigione, in particolare il magnate Khayrat al Shater, che sarebbe sottoposto ad un regime detentivo non rigido, continuano ad avere relazioni con i giovani islamisti. Per questo, sono decine le condanne tra gli studenti che hanno partecipato alle manifestazioni nelle università. Eppure, nonostante le accuse di legami con movimenti radicali, secondo il sito indipendente Mada Masr, l’ex presidente Morsi ha rilasciato nel suo anno di presidenza soltanto 27 islamisti radicali, contro gli 800 liberati dal Consiglio supremo delle Forze armate. A dimostrazione di come l’esercito abbia usato strumentalmente la leva del terrorismo per reprimere il più importante movimento politico egiziano.

Infine, in vista delle presidenziali del 26-27 maggio, anche il partito dei socialisti rivoluzionari, guidato da Hossam el Hamalawy, si è schierato per il nasserista Hamdin Sabbahi. In un documento, il movimento vicino ai lavoratori, pur ammettendo la formazione «riformista» dell’unico rivale di Sisi, ha annunciato che punterà su un voto di «protesta» piuttosto che dare il via libera al leader della «contro-rivoluzione».

Anche i graffitari scendono in campo contro Sisi. Sampsa, Ganzeer e Molly Crabapple hanno promosso in Egitto e nel mondo la scritta «Sisi criminale di guerra» per denunciare la repressione voluta dall’ex capo delle Forze armate.