Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu ieri è andato di scena un nuovo scontro sulla questione siriana, scatenato dall’attacco di mercoledì nella cittadina di Khan Sheikun, a Idlib. Mentre il numero dei morti saliva (almeno 72 le vittime) le cancellerie si rimpallavano l’accusa di mentire, chi per difendere Assad e chi per imputargli la strage.

Si ribalta per l’ennesima volta anche la posizione degli Stati uniti: dopo aver dato il beneplacito alla permanenza di Assad, ieri l’ambasciatrice Usa all’Onu Haley ha fatto appello a Mosca perché smetta di «proteggere il regime»: «Assad, Russia e Iran non hanno interesse a raggiungere la pace».

Poi è giunta la minaccia: «Quando l’Onu non riesce a portare avanti il suo dovere di agire collettivamente – ha detto Haley – gli Stati sono costretti ad agire per conto proprio»

Ieri mattina Mosca ha confermato un raid dell’aviazione siriana con armi “normali” tra le 11.30 e le 12.30 del mattino, che ha avuto come target un deposito di armi delle opposizioni islamiste. Al suo interno, aggiunge, c’era un laboratorio di mine a base di gas tossico che ha provocato il massacro. Nei video che mostrano i primi soccorsi, non si vedono feriti da bombe ma vittime del gas, ancora non identificato.

L’Occidente non ci crede e ieri Francia, Stati uniti e Gran Bretagna hanno presentato al Consiglio di Sicurezza una risoluzione che condanna il governo di Damasco.

Immediata la reazione russa che parla una risoluzione «basata su rapporti falsi», forniti da soggetti non attendibili, che «complica i tentativi di una soluzione politica alla crisi».

Meeting anche a Bruxelles, dove ieri è entrata nel vivo la conferenza (alquanto precoce) indetta da Onu, Ue, Qatar, Regno Unito, Norvegia e Kuwait su ricostruzione e assistenza alla società civile.

Intanto delle accuse ad Assad (in una posizione di forza che genera dubbi sulla logicità di un simile massacro) fanno scorta le opposizioni che ieri hanno ribadito di non voler discutere con Damasco. Ne fanno scorta anche i gruppi islamisti: l’ex Fronte al-Nusra ha promesso di vendicare Khan Sheikoun, scordando di menzionare i centinaia di morti provocati da suoi attentati a Damasco e Hama.