I leader del G8 chiedono colloqui di pace al più presto per mettere fine alla guerra civile siriana e non prendono posizione sul destino del presidente Bashar Assad. Potrebbe riassumersi così la risoluzione finale del summit in Irlanda del Nord, frutto di intense mediazioni seguite al fallito faccia a faccia dell’altra sera tra Barack Obama e Vladimir Putin. Descritto come “isolato” dagli altri leader, il presidente russo non ha ceduto e ha ribadito dietro le quinte che non rinuncerà al sostegno a Damasco. Alla fine ha ottenuto una risoluzione più soft di quella annunciata, che chiede la convocazione a Ginevra di una conferenza di pace sulla Siria e che non prevede massicci rifornimenti di armi ai ribelli anti-Assad. Non solo, la questione del presunto uso delle armi chimiche da parte del regime di Damasco – sulla quale batte l’Amministrazione Obama per giustificare la decisione di inviare armi ai ribelli – è finita in secondo piano.

Putin ha sottolineato ai suoi interlocutori il pericolo rappresentato dalla presenza in Siria di jihadisti armati giunti da vari Paesi per abbattere il regime di Assad per motivi religiosi e non certo per instaurarvi la democrazia. Avvertimenti che riguardano anche l’Italia dopo l’annuncio che un giovane genovese convertito all’Islam, Giuliano Ibrahim Delnevo, è stato ucciso in Siria mentre combatteva con una formazione estremista. Sarebbero 45-50 le persone partite dall’Italia per combattere con i ribelli in Siria. Lo sostiene la Comunità del Mondo arabo: gli italiani si troverebbero soprattutto nel Nord della Siria e tra questi ci sarebbe anche una donna.
Nel suo comunicato finale il G8 sostiene con forza la conferenza sulla Siria, la cosiddetta “Ginevra 2”, da cui dovrà emergere un «accordo per una forma di governo transitorio con pieni poteri esecutivi, creata sulla base di mutuo consenso… le parti (in conflitto) devono impegnarsi in maniera seria e costruttiva… rappresentare tutte le componenti del popolo siriano» e garantire «quanto stabilito a Ginevra per raggiungere la riconciliazione».

Secondo una fonte citata dall’agenzia Reuters la conferenza di Ginevra non si terrà prima di agosto. I leader del G8 non fanno menzione di Bashar Assad al quale Obama, così come il presidente francese Hollande e il premier britannico Cameron, hanno più volte intimato di dimettersi come parte della “soluzione di pace”. Il vice ministro degli esteri russo Sergei Ryabkov, parlando a margine del vertice, ha spiegato che la Russia si è rifiutata di accettare qualsiasi riferimento alla sorte di Assad. «Siamo convinti che sarebbe del tutto sbagliato, dannoso per l’equilibrio politico», ha detto Ryabkov. Putin ieri ha annunciato che non ci saranno «forniture ufficiali di armi all’opposizione siriana». Ha confermato al contrario che la Russia potrebbe rispondere positivamante a richieste di acquisto di armi da parte della Siria. Il G8 chiede inoltre all’opposizione di prendere le distanze dalle organizzazioni qaediste e jihadiste che oggi appoggiano la rivolta armata contro Assad.

Rimangono scarse al momento le possibilità che questa risoluzione approvata dal G8 trovi una attuazione concreta sul terreno. Troppi sono gli interessi di parte, specie delle potenze regionali, che giocano contro la conferenza di Ginevra. I rifornimenti di armi ai ribelli, sebbene non ufficializzati dal comunicato firmato dai leader del G8, si fanno ingenti e i Paesi del Golfo, nemici di Assad, fanno sapere attraverso i media locali di potere consegnare molto presto ai ribelli razzi anticarro e antiaerei. La guerra perciò andrà avanti e nei due mesi che mancano, secondo la Reuters, prima della possibile convocazione della conferenza a Ginevra può accadere di tutto. L’Esercito siriano, da diverse settimane all’offensiva con l’appoggio dei guerriglieri libanesi di Hezbollah, cerca di velocizzare i tempi di riconquista di zone del Paese da tempo nelle mani dell’opposizione armata. In particolare alla periferia di Damasco e ad Aleppo dove incontra una forte resistenza. E’ guerra a bassa intensità anche in Libano dove due persone sono morte ieri negli scontri scoppiati a Sidone tra militanti di Hezbollah e un gruppo di fedelissimi dell’imam salafita Sheikh Ahmed al-Assir.