Barack Obama rilancia l’intervento di «lunga durata» degli Stati uniti in Medio oriente. Nel suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni unite, mentre tutti attendevano uno storico incontro con il nuovo presidente iraniano Hassan Rohani, Obama ha aperto a Tehran per raggiungere una soluzione alla crisi siriana e alla questione nucleare. Obama ha detto che sarebbe un «pericolo per il mondo se gli Stati uniti si disimpegnassero, lasciando un vuoto difficile da colmare».
Il presidente degli Stati uniti ha poi parlato delle principali crisi in corso, concentrandosi sulla Siria e le relazioni con l’Iran. Per affrontare la crisi siriana, Obama ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite di approvare una risoluzione forte che garantisca che la Siria mantenga i suoi impegni sulle armi chimiche. «Ci sono prove evidenti» sulle responsabilità del regime di Assad nell’attacco del 21 agosto scorso, ha aggiunto Obama. Per questo, «la comunità internazionale deve imporre un bando sulle armi chimiche». Su questo tema, Obama ha citato gli effetti della guerra Iran-Iraq. «Il bando sulle armi chimiche, anche in guerra, è rafforzato dalle violente memorie di soldati soffocati nelle fosse e dalle decine di migliaia di iraniani avvelenati». Ma sul conflitto siriano, Obama fa autocritica: «La nostra risposta non è stata all’altezza della sfida» in Siria. Per questo motivo, «siamo pronti a scendere in campo a sostegno dei diritti umani. Ma non possiamo avere noi tutto il peso», ha concluso Obama sul tema. Non solo, Obama ha annunciato l’invio di ulteriori aiuti in Siria. «Mentre portiamo avanti il processo di Ginevra, chiedo – ha detto Obama – a tutti i paesi di andare incontro ai bisogni umanitari in Siria. L’America ha già impegnato oltre un miliardo di dollari in questo sforzo. E oggi posso annunciare che offriremo ulteriori 340 milioni di dollari». Sulla Siria, è intervenuto anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, che ha aperto i lavori dell’Assemblea. Ban Ki-Moon ha chiesto di adottare «al più presto» una risoluzione vincolante sull’arsenale chimico della Siria. Non solo, ha confermato che gli ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) torneranno in Siria entro oggi.
Ma una soluzione della crisi siriana passa sempre di più per l’Iran. «Siamo incoraggiati dal fatto che il presidente Rohani abbia ricevuto un mandato per un corso più moderato», ha ammesso Obama. «Gli ostacoli potrebbero essere molto grandi, ma credo fermamente che il percorso diplomatico (con Tehran, ndr) debba essere testato» – ha aggiunto. E così non è esclusa la possibilità di un incontro tra Obama e Rohani. «Non vogliamo un cambiamento di regime in Iran», ha assicurato il presidente americano sottolineando come «la soluzione della questione diplomatica» potrebbe essere «un primo passo» per migliorare le relazioni tra i due paesi «sulla base di interessi e rispetto reciproci». Ma Obama è andato oltre, riconoscendo il ruolo della Cia nel colpo di stato che ha deposto il presidente iraniano Mohammed Mossadegh nel 1953, oggetto per anni di divergenti interpretazioni tra i due paesi. Non solo, Obama ha auspicato che «i toni concilianti», assunti dal nuovo presidente iraniano Hassan Rohani «siano accompagnati da azioni chiare, trasparenti e verificabili». A partire dal nucleare, per questo, anche il ministro degli Esteri Javad Zarif ha parlato di un’opportunità storica per risolvere la questione nucleare.
Ma Obama ha parlato anche di Egitto e di conflitto israelo-palestinese. «In Egitto abbiamo assunto la scelta di non appoggiare alcun fronte del conflitto», ha detto Obama che ha anche affermato come gli Stati uniti continueranno a mantenere una «relazione costruttiva» con il governo ad interim egiziano sostenuto dai militari, ma che Washington non invierà aiuti militari all’Egitto finchè non sarà chiaro che il Cairo intende avviare un «percorso più democratico».
Il presidente degli Stati uniti ha lanciato anche un appello alla comunità internazionale per sostenere la «ricerca della pace» tra israeliani e palestinesi, aggiungendo che i leader di entrambe le parti sono disposti ad «assumersi significativi rischi politici». Il presidente ha aggiunto che «che la sicurezza di Israele come stato democratico ed ebraico dipende dalla realizzazione di uno stato palestinese». Per Obama, i progressi sia sul fronte della pace israelo-palestinese che sul programma nucleare iraniano avrebbero un «impatto profondo e positivo» sull’intera regione mediorientale. Mentre chiudiamo il giornale il presidente iraniano Rohanio è impegnato in colloqui bilaterali in particolare per la ripresa delle relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna.