Non c’è ancora una data certa ma entro qualche settimana dovrebbe riunirsi a Ginevra il comitato costituzionale siriano, annunciato lunedì scorso dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres dopo quasi due anni di negoziati tra governo siriano e opposizioni. I lavori del comitato si annunciano in salita. I curdi siriani fanno sapere che non accetteranno la sua composizione e i risultati perché, ha spiegato Amjad Osman, portavoce del Consiglio democratico siriano, sono stati esclusi dalla costituente su pressione di Ankara. Respingono inoltre la proposta del presidente turco Erdogan di insediare nelle aree sotto l’Amministrazione autonoma curda del nord e dell’est della Siria, due dei tre milioni e mezzo di profughi siriani, attualmente in Turchia. Ankara da alcune settimane svolge pattugliamenti congiunti con gli Usa nella zona cuscinetto che ha creato unilateralmente in Siria. L’intento di Erdogan, denunciano i curdi, è insediare in quelle terre milioni di persone in modo da stravolgerne la composizione etnica. Non più di 10-20mila profughi ora in Turchia sarebbero originari del nord-est siriano a maggioranza curda.

Il comitato avrà il compito di scrivere la nuova carta costituzione siriana, come deciso il 16 settembre al vertice di Ankara da Erdogan e dai presidenti di Russia e Iran, Putin e Rohani. I tre paesi hanno stabilito che l’assemblea sarà formata da 150 membri: 50 scelti dal governo siriano, 50 nominati dalle opposizioni e 50 personalità indipendenti e della società civile. Anche i Fratelli musulmani siriani, sponsorizzati e armati dal Qatar, boicottano il comitato costituzionale sostenendo che l’urgenza della Siria non è quella darsi subito una nuova costituzione ma come rimuovere dal potere il presidente Bashar Assad.